Italia e Estero

Franco Antonello: «Anche mio figlio è scappato come Iuschra»

Il papà di Andrea, autistico, racconta la sua esperienza di genitore di un «bambino delle fate»
Padre e figlio. Franco Antonello accanto ad Andrea
Padre e figlio. Franco Antonello accanto ad Andrea
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«Iuschra non si trova da più di cinque giorni, dove è andata secondo te?« «In spiaggia».

Per la bimba bresciana tutto ciò è impossibile, ma è verso il mare che papà Franco aveva ritrovato suo figlio Andrea in «una delle due occasioni in cui è scappato. Succede tutto in un attimo: ti volti e tuo figlio è sparito. L’abbiamo ritrovato dopo dieci ore, ripercorrendo i vari tragitti che poteva aver compiuto pensando all’acqua, che lui ama molto».

A parlare, come genitore di un ragazzo autistico è Franco Antonello, imprenditore, scrittore e fondatore de «I bambini delle fate» con cui, insieme ad altri 700 imprenditori raccoglie fondi da destinare a progetti sociali. La notizia della scomparsa di Iuschra non fa che rimbalzare da un telegiornale all’altro, arrivando alle orecchie di Franco e di suo figlio.

Così come le polemiche, sollevate nelle ultime ore, riguardo il tipo di gita (a detta di alcuni pericolosa) a cui la piccola Iuschra stava partecipando insieme ad altri ragazzi diversamente abili. «Cosa ne penso? Queste polemiche mi fanno venire il nervoso - esordisce papà Franco -. È inutile alzare la voce, farsi sentire solo quando succede qualcosa di così grave. Queste, purtroppo, sono realtà quotidiane per tutte le famiglie di bambini con autismo. Scappare è nella loro indole, ma da cosa scappano? Nessuno se lo è mai chiesto? Questi ragazzi vengono sempre lasciati soli, con pochissima assistenza. Assistenza che oltre ad essere malpagata, spesso è fatta solo da volontari che non riescono ad arrivare ovunque».

Franco e Andrea insieme alla fondazione «I bambini delle fate» realizzano progetti di inclusione per i ragazzi con autismo e altre disabilità. «Una realtà che va ben oltre la carità del prossimo. Non ci si può fare affidamento costante e chi ha bisogno di assistenza deve aspettare che qualcuno faccia una donazione. Così non funziona. Eppure basterebbe dedicare anche una sola ora al giorno a questi ragazzi per cambiare le loro carte in tavola. Non ho davvero parole se penso a quello che sta passando la piccola Iuschra e all’ansia che la sua famiglia sta vivendo, perché ricordo quello che ho provato quando Andrea è andato al mare».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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