Italia e Estero

Fondi pubblici e aziende 'svuotate', un arresto e 10 indagati

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TREVISO, 17 LUG - Un imprenditore padovano è agli arresti domiciliari, e altre 10 persone che fungevano da prestanome sono indagate, nell'ambito di un'indagine della Guardia di Finanza di Treviso su un'associazione per delinquere che si prefiggeva lo scopo di acquisire numerose società, svuotarne il patrimonio e condurle al fallimento. I beni distratti dalle società fallite servivano sia per acquistare altre aziende, proseguendo così il meccanismo, sia per l'arricchimento personale degli indagati. Dalle indagini è poi emerso che il principale indagato, che si definiva "business angel" di aziende in difficoltà, ha anche diretto in maniera occulta due società trevigiane della sua "rete", riuscendo ad ottenere illecitamente circa 1,7 milioni di euro di finanziamenti pubblici erogati da Simest Spa per il sostegno ai programmi di internazionalizzazione delle imprese. I finanzieri hanno svolto analisi su tutte le imprese trevigiane che avevano avuto accesso a determinati finanziamenti pubblici. Incrociando queste informazioni con quelle delle banche dati del Corpo, sono emersi evidenti anomalie sulle due aziende trevigiane, sottoposte a controlli amministrativi in materia di spesa pubblica. I successivi accertamenti si sono concentrati sulle erogazioni pubbliche da esse conseguite da queste, che avrebbero dovuto sostenerne l'inserimento nei mercati del Kuwait e dell'Albania, teoricamente dedicate alla partecipazione a fiere. Di fatto è emerso che i progetti finanziati non sono mai stati eseguiti. Anche il finanziamento ottenuto per la salvaguardia della solidità patrimoniale delle Pmi era stato richiesto con la presentazione di dati di bilancio falsi. La reale destinazione era per l'arricchimento personale di altri indagati e per il successivo utilizzo nell'acquisizione di altre aziende. Questa gestione finanziaria delle due società trevigiane ne ha determinato la liquidazione giudiziale. Nel periodo 2020-2022, l'indagato oggi arrestato - con precedenti per delitti tributari, fallimentari e riciclaggio - ha trasferito denaro ad altre sue società senza giustificazione economica. Per giustificare i flussi di denaro era stato creato un "contratto di rete" ad hoc, con lo scopo, fittizio, di "collaborare negli ambiti propri di ciascuna impresa aderente, nonché scambiare informazioni e prestazioni di natura industriale, commerciale e tecnologica". In questo modo è stata drenata liquidità nei confronti di sei società del gruppo, per un importo di oltre 1,6 milioni di euro.

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