Fimaa, carenza case non è collegata ad affitti brevi, sono il 2%

ROMA, 02 NOV - "La carenza di immobili destinati alla locazione a medio e lungo termine non è riconducibile alla crescita degli affitti brevi turistici, che rappresentano meno del 2% del totale delle abitazioni italiane. Il vero problema risiede nelle oltre 9,5 milioni di case vuote, lasciate sfitte dai proprietari a causa di una fiscalità elevata, contratti poco flessibili, rischi elevati di morosità e danni e, in generale, una normativa che non tutela i proprietari e non li incentiva ad immettere sul mercato tali immobili". E' quanto si legge nella memoria depositata dalla Federazione italiana mediatori agenti d'affari (Fimaa) in vista dell'audizione sulla manovra in commissione Bilancio al Senato. Secondo la Fimaa la misura della legge di bilancio che ha innalzato dal 21 al 26% la cedolare sugli affitti brevi è "irragionevole e fortemente discriminatoria" e "rischia di produrre effetti contrari agli obiettivi dichiarati dal legislatore, generando un impatto negativo sui conti pubblici e incentivando comportamenti elusivi anziché contrastarli". Nel documento si sottolinea inoltre la "diversità sostanziale tra i portali digitali di intermediazione e i mediatori immobiliari", che hanno lo stresso trattamento nella normativa. Tra le misure valutate invece positivamente il fondo per la casa per i genitori separati, la proroga dei bonus per le ristrutturazioni e le risorse per il disagio abitativo e il Piano Casa. Tra le proposte dei mediatori la cedolare secca sul reddito da locazione di immobili ad uso commerciale.
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