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Facebook ha chiuso i profili dei leader di Casa Pound

Il provvedimento è stato denunciato dagli stessi esponenti del partito neofascista, che parlano di censura
L'immagine pubblicata sul sito Il Primato Nazionale
L'immagine pubblicata sul sito Il Primato Nazionale
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I profili Facebook dei principali leader di Casa Pound sono stati cancellati dai responsabili del social network per non meglio precisati post considerati, sembra, come apologia di fascismo.

Sulla testata del partito neofascista, Il Primato Nazionale, si legge che il provvedimento riguarda «Gianluca Iannone (presidente di CasaPound Italia), Andrea Bonazza (responsabile Cpi e consigliere comunale a Bolzano), Maurizio Ghizzi (consigliere Cpi a Bolzano), Emmanuela Florino (portavoce di Cpi Napoli), Carlotta Chiaraluce (portavoce di Cpi Ostia), Roberto Acuto (responsabile Cpi Napoli), Giorgio Ferretti (candidato Cpi ad Ascoli Piceno), Mario Eufemi (candidato Cpi a Nettuno), Fernando Incitti (responsabile di Frosinone ed ex candidato sindaco), Fabio Barsanti (consigliere comunale Cpi Lucca)».

Nell’articolo di Cristina Gauri si denuncia l’atto come censorio: «È chiara la presenza di un disegno ben preciso che mira a cancellare le voci dissonanti rispetto alla narrazione dominante», scrivono ancora da Casa Pound. Un’organizzazione, peraltro, che si ispira direttamente al fascismo - come è stato fatto notare da molti in queste ore - in cui la censura e la chiusura delle testate non in linea con il governo era parte integrante del sistema dell’informazione.

«Questi provvedimenti risultano ancora più inaccettabili perché in alcuni casi vanno ad inserirsi in campagne elettorali già attive – come ad esempio a Nettuno – , e in altri casi colpisce consiglieri già eletti andando a ledere le libere scelte del corpo elettorale».

Resta da capire cosa abbia provocato la chiusura dei profili degli esponenti di Casa Pound, anche se la policy di Facebook è piuttosto chiara in termini di incitamento all’odio e alla violenza. Il partito era stato nei giorni scorsi in prima linea negli attacchi ai rom trasferiti temporaneamente a Torre Maura, nella periferia romana. 

 

 

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