Italia e Estero

Espulsi dal M5S i deputati che non hanno votato la fiducia

Dopo il Senato, anche alla Camera il movimento perde i pezzi: Crimi annuncia espulsioni nei confronti dei dissidenti
Vito Crimi e Luigi Di Maio - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
Vito Crimi e Luigi Di Maio - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
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«Chi in questi due giorni non ha votato la fiducia ha contribuito - involontariamente o volontariamente, non importa- al tentativo di frantumare il gruppo, quella forza collettiva che ci ha portati fin qui. Ha deciso di mettere davanti a tutto le proprie posizioni, imponendo la propria coscienza individuale su quella collettiva, in un voto che di coscienza aveva poco e che rappresentava solo l'avvio, o il non avvio, di un governo». 

Lo sottolinea il capo politico M5S Vito Crimi in un post su Facebook, in merito ai voti contrari e alle astensioni al Senato e alla Camera durante il voto di fiducia al governo Draghi.
 
«Quello sulla fiducia non è un voto come tanti altri. Stabilisce gli equilibri all'interno del Parlamento, determinando i posizionamenti fra maggioranza e opposizione. Chi non ha votato la fiducia a questo governo si è automaticamente collocato all'opposizione, dunque all'opposizione del MoVimento che ha deciso di sostenerlo, ed era perfettamente consapevole delle conseguenze delle proprie scelte», sottolinea Crimi. 

«Allo stesso modo di tanti portavoce del MoVimento, anche io in questi anni mi sono ritrovato più volte a dovermi confrontare con situazioni delle quali la mia coscienza mi chiede conto ogni giorno. Più volte ho dovuto scegliere fra le mie posizioni personali e quelle del MoVimento, da sempre orientate alla comunità nazionale che ci onoriamo di servire. Ho scelto queste ultime. L'ho fatto con la consapevolezza che i miei voti non dovevano essere espressioni di un credo personale, ma di una realtà condivisa, di una forza collettiva in grado di perseguire ideali e obiettivi ben più alti dei miei. L'ho fatto con la consapevolezza che ognuno di noi è parte di qualcosa di più grande, e se vuole lavorare in un gruppo, una squadra che insegue quegli obiettivi, deve cedere una parte di sé stesso, rinunciare ai propri egoismi e contribuire alla crescita del valore collettivo. L'ho fatto con la consapevolezza che mentre da una parte rinunciavo a qualcosa, dall'altra vedevo il gruppo raggiungere grandi risultati. E capivo che quei risultati, quei grandi passi avanti compiuti tutti insieme, erano stati possibili anche grazie al mio piccolo passo indietro», conclude.

 

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