Italia e Estero

Diffondevano immagini di spycam di case e negozi, 5 condannati

epa03272539 Security cameras on display at the Planet Networking and Communication booth on the first day of CummunicAsia 2012 trade show at the Marina Bay Sands in Singapore, 19 June 2012. The 23rd International Communications and Information Technology Exhibition and Conference is billed as the largest of its kind in Asia and runs from 19-22 June 2012. EPA/STEPHEN MORRISON
epa03272539 Security cameras on display at the Planet Networking and Communication booth on the first day of CummunicAsia 2012 trade show at the Marina Bay Sands in Singapore, 19 June 2012. The 23rd International Communications and Information Technology Exhibition and Conference is billed as the largest of its kind in Asia and runs from 19-22 June 2012. EPA/STEPHEN MORRISON
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MILANO, 24 GIU - Cinque esperti informatici di grandi aziende (in alcuni casi installatori di telecamere di domotica) sono stati condannati dal giudice di Milano Cristian Mariani a pene dai 3 anni e mezzo ai 2 anni e mezzo in rito abbreviato, dunque già ridotte di un terzo per la scelta di farsi giudicare allo stato degli atti istruiti dal pm Giovanni Tarzia per i reati di "associazione per delinquere" e "detenzione/diffusione abusiva di codici atti all'accesso a sistemi informatici". In sostanza contribuivano a diffondere in rete (e l'iniziativa era anche pubblicizzata su Internet) le immagini di vita privata hackerando le telecamere di sorveglianza installate nelle case private o in esercizi commerciali, "deviandone" le immagini su server esterni, e rivendendone in chat in tutto il mondo le credenziali (nome utente e password) di accesso ai momenti più intimi di ignare vittime. "La difficoltà processuale - spiega "Il Corriere" che ha dato la notizia - sta paradossalmente proprio nell'assenza in aula delle migliaia di parti lese, non identificabili (nei fotogrammi carpiti alla loro vita privata, quotidiana, intima) perché esse stesse ignare di essere state violate nella propria privacy domestica: il che fa sì che ad esempio il reato di "accesso abusivo a sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza" (615 ter) non sia procedibile senza querela delle vittime. Nella prima fase - ricostruisce il quotidiano - la rete di telecamere connesse online viene scandagliata in Internet da programmi informatici che catturano le credenziali di accesso non cambiate o non aggiornate dagli utenti (o addirittura lasciate identiche alle impostazioni di default). Una volta preso il controllo del flusso di immagini, la seconda fase è una vera e propria catalogazione per genere, per tipo di luogo, e per appetibilità di scena. La terza — che si sviluppava su una apposita chat creata sul social russo "VKontakte" — è la messa "in vetrina" online di questa "merce", in modo da scambiarla con altre password per collezionisti o da pagarla in criptovalute, peraltro a prezzi popolari che danno l'idea dell'enorme offerta (50 password a 10 euro nel caso milanese).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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