Italia e Estero

Delitto Cella: zio, disse che in studio girava denaro 'sporco'

Riprendono le udienze del processo per l'omicidio di Nada Cella, presieduta dal presidente della corte Massimo Cusatti, la PM Gabriella Dotto, l'avvocato della madre di Nada Sabrina Franzone, gli avvocati di Anna Lucia Cecere, Gianni Roffo e Susanna Martini, l'avvocato di Marco Soracco, Abdrea Vernazza. Genova, 06 marzo 2025. ANSA/LUCA ZENNARO
Riprendono le udienze del processo per l'omicidio di Nada Cella, presieduta dal presidente della corte Massimo Cusatti, la PM Gabriella Dotto, l'avvocato della madre di Nada Sabrina Franzone, gli avvocati di Anna Lucia Cecere, Gianni Roffo e Susanna Martini, l'avvocato di Marco Soracco, Abdrea Vernazza. Genova, 06 marzo 2025. ANSA/LUCA ZENNARO
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GENOVA, 05 GIU - "Nada mi aveva fatto capire che nello studio del commercialista dove lavorava girava denaro 'sporco'. Aveva visto grosse buste di denaro. E poi mi disse che il suo datore le aveva fatto delle avances e la trattava male". Lo ha detto nell'aula processuale Saverio Pelle, lo zio acquisito della giovane segretaria uccisa il 6 maggio 1996 nello studio di Marco Soracco a Chiavari (Genova). Pelle ha spiegato, nel corso del processo a quella che la procura considera l'assassina, Anna Lucia Cecere, che la nipote "era impaurita, infastidita e preoccupata. Era agitata. Le consigliai di non fare denuncia ma di lasciare il lavoro. Le dissi di mandare una raccomandata in cui diceva di licenziarsi e poi di non presentarsi". Quelle confidenze vennero fatte durante un colloquio in cui i due avevano parlato di usura. "Dissi che a Milano c'era tanta usura e lei mi rispose: 'Guarda che non c'è solo a Milano, ma anche nei paesi'". Poi le chiesi come mai era così triste e lei si confidò". Pelle raccontò queste cose solo nel 1997. "Era una confidenza che Nada mi aveva fatto con la promessa che non lo avrei dovuto dire a nessuno. Ma vedendo che all'epoca le indagini non andavano da nessuna parte allora ne parlai con la polizia". Un altro che parlò con la polizia fu Paolo Bertuccio, commercialista e conoscente di Soracco, anche lui sentito oggi in aula. Il 23 aprile 1996 era a un incontro per commercialisti e la sera tornò a casa con lui, visto che abitavano vicini. Presero una birra insieme e Soracco gli disse: "e poi ci sarà la botta e la signorina andrà via, verrà portata via. Sul momento non ci feci tanto caso. Ma quando poi venne uccisa Nada questo peso mi oppresse. Non riuscivo a dormire. Ne parlai con un amico avvocato che mi disse di andare subito in procura. Così l'ultimo lunedì di maggio parlai con l'allora procuratore capo Gio Batta Copello". A quel punto vennero organizzati due incontri tra i due commercialisti. A Bertuccio vennero messi addosso dei microfoni e lui provò a ricordare quella frase a Soracco. "Ma lui impassibile disse che non si ricordava, che non era suo costume usare quelle parole". Alla fine un rimpianto: "Sono stato per 27 anni l'unico chiavarese che ha detto qualcosa e mi sono sentito lo scemo del villaggio".

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