Italia e Estero

Dal Villaggio Arma un 'No alla violenza di genere'

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ROMA, 05 GIU - Dal Villaggio Arma a Villa Borghese arriva un "No alla violenza di genere". Un incontro promosso dall'Arma dei Carabinieri con il Soroptimist International d'Italia e la Fondazione "Una Nessuna Centomila" che ha visto un confronto con ragazze e ragazzi per parlare di prevenzione, consapevolezza e responsabilità condivisa. A inaugurare l'evento è stata Adriana Macchi, presidente di Soroptimist International d'Italia, madrina della manifestazione, che ha sottolineato il valore di una collaborazione concreta tra mondo civile e istituzioni. "La violenza affonda le sue radici - ha detto - in una discriminazione profonda e in un rapporto di potere sbagliato, bisogna lavorare su una cultura del rispetto e della non violenza e per una società equa". Un'alleanza tra donne, forze dell'ordine e cittadinanza attiva può davvero fare la differenza. Proprio in questa direzione vanno i progetti avviati tra Arma dei Carabinieri e Soroptimist, come "Una stanza tutta per sé": ambienti riservati e protetti all'interno delle caserme dove le donne possono raccontare la propria storia in uno spazio accogliente, pensato per ridurre al minimo l'impatto emotivo della denuncia. E anche il "Mobile Angel": lo smartwatch collegato alla centrale operativa dei Carabinieri per le vittime di violenza. Il col. Barbara Vitale, Comandante della Sezione Atti Persecutori del Reparto Analisi Criminologiche (RaCIS) ha sottolineato che "ogni relazione violenta nasce da un'emozione mal gestita. L'ira, il senso di possesso, la frustrazione: se non impariamo a riconoscerli, rischiamo di confondere il controllo con l'amore; educare alle emozioni significa prevenire la violenza ben prima che diventi reato" Per la Fondazione "Una Nessuna Centomila" presenti Monica Pasquino, formatrice, ed Eva Milella, autrice, podcaster e stand-up comedian. Dopo la proiezione del video "Se io non voglio, tu non puoi" e del corto "È come sembra", ideato dal laboratorio artistico della Fondazione, le due ospiti hanno invitato i ragazzi a riflettere sul consenso, sul linguaggio e su come certe battute, silenzi o atteggiamenti vengano spesso normalizzati pur rappresentando forme di violenza. Infine "Ho fatto dello sport la mia vita, la cosa che più mi ha lasciato è l'idea - ha infine detto la campionessa di Taekwondo Maristella Smiraglia, atleta del Centro Sportivo Carabinieri - di costruire la mia identità. Noi siamo l'unica persona che resterà con noi tutta la vita, quella è il centro di tutto".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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