Italia e Estero

Coronavirus e fase 2: cosa sta succedendo in Europa

Una panoramica sui principali Paesi europei che stanno muovendo i primi passi per l'uscita dalla paralisi
Distanziamento anche sulle strisce pedonali (Spagna) -  Foto © www.giornaledibrescia.it
Distanziamento anche sulle strisce pedonali (Spagna) - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Gradualità» e «coordinamento» sono le parole chiave che i governi europei stanno utilizzando per l'uscita dalla paralisi del coronavirus. Vediamo che cosa sta accadendo nei principali Paesi europei sul fronte scuola, attività commerciali e lavorative in genere, trasporti pubblici, uso delle mascherine.

GERMANIA. La Germania si prepara ad allentare le restrizioni anche sulla spinta dei dati legati all’infezione. «Le misure fin qui adottate hanno avuto successo e l'esplosione del contagio è attualmente governabile» ha detto il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn.

Il Paese si prepara ad allentare le maglie del lockdown a partire dal 20 aprile giorno in cui riapriranno alcune attività commerciali attualmente chiuse. Si tratta di tutti gli esercizi commerciali con superficie inferiore a 800 mq, i concessionari d’auto, i negozi di biciclette e le librerie. La condizione necessaria è che vengano rispettate con rigore le misure igieniche. Ancora chiusi ristoranti, bar, alberghi.

Altre riaperture saranno possibili dal 4 maggio, sempre che i numeri dei contagi continuino a restare contenuti. In particolare, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha indicato che potranno riaprire le scuole e i negozi inferiori  agli 800 metri quadrati. I grandi assembramenti, come concerti ed eventi sportivi, restano invece vietati fino al 31 agosto

Raccomandato l'uso di mascherine sui mezzi pubblici e negli esercizi commerciali. Proprio per rifornire a tutti la preziosa barriera la Germania produrrà 50 milioni di mascherine protettive ogni settimana a partire da agosto, per contrastare la diffusione del coronavirus. Dalla metà di agosto ogni settimana saranno prodotti 10 milioni di modelli FFP2 e 40 milioni di mascherine chirurgiche.

Per quanto riguarda l’industria non c’è stato in Germania alcun divieto. Le aziende sono state lasciate libere di decidere. L’industria siderurgica e altri settori strategici non hanno mai smesso di produrre.

FRANCIA. Dall'11 maggio, la Francia riparte: questo l'annuncio, queste le parole più attese dai francesi. Che hanno avuto anche la sorpresa di sentirsi annunciare la «riapertura progressiva di tutte le scuole», un appuntamento simbolico e molto atteso da tutte le famiglie, che temevano quello che era stato anticipato dai media come scontato, il rinvio a settembre. Riapriranno prima gli asili, poi le elementari, medie e licei, mentre per le università se ne riparlerà dopo l'estate.

Dal giorno della fine del lockdown, gli ospedali, i laboratori di analisi, i medici di famiglia, dovranno essere in grado di testare chiunque al primo sintomo e metterlo in quarantena immediatamente. Dalla ripresa delle condizioni normali di libera circolazione saranno esclusi, in un primo tempo, «le persone anziane e i più vulnerabili».

Ogni francese sarà poi «dotato di una maschera per la circolazione in pubblico», perché l'obbligo di indossarla potrebbe diventare «sistematico». Fino a «metà luglio» dovranno restare abbassate anche le saracinesche di cinema, teatri, ristoranti, bar, hotel, musei, sale da concerto: anche qui un provvedimento doloroso, ma indispensabile e largamente anticipato, con date di riapertura persino più lontane nel tempo.

Con la Germania il governo francese sta preparando l’applicazione StopCovid che dovrebbe permettere a ogni cittadino di ricevere una notifica se nel corso della giornata avrà incontrato una persona che si è dichiarata positiva al coronavirus. La tecnologia scelta è non la geolocalizzazione ma il bluetooth.

SPAGNA. La Spagna, che per numero di casi è seconda solo agli Stati Uniti, non si considera ancora entrata nella fase 2. Ha solo ripristinato, con nuove condizioni, la vita produttiva. Il governo di Pedro Sánchez, da lunedì, ha dato il via libera alla ripartenza di fabbriche, cantieri, aziende.

Si tratta delle attività produttive non essenziali delle quali era stata ordinata la sospensione due settimane prima. In fabbrica e negli uffici vanno rispettate le distanze di sicurezza e gli orari dovranno essere flessibili per consentire lo scaglionamento di ingressi e uscite. Alle aziende il compito di fornire ai lavoratori dispositivi di protezione. Restano chiusi i negozi diversi da alimentari, farmacie, tabaccai, edicole, ottica, lavanderie e tintorie, cartolerie, telecomunicazioni.

Sono in vigore le misure di confinamento in casa con il divieto di uscire se non per comprovata necessità. L’uso delle mascherine non è obbligatorio, ma raccomandato. Il governo ne ha promesse 10 milioni da lunedì scorso, comunque insufficienti, e i prezzi al dettaglio sono quintuplicati.

Prorogato fino al 26 aprile lo stato di emergenza fatto scattare il 14 marzo, potrebbe slittare ancora in avanti, si ipotizza fino al 10 maggio.

Le scuole non riapriranno e la fine dell’anno scolastico è confermata per giugno, anche se le vacanze potrebbero essere più brevi. La promozione sarà d’ufficio e senza esami di fine ciclo per gli oltre 8 milioni di studenti di elementari, medie, superiori. Non è stata cancellata per ora la sessione di luglio per gli esami universitari. I bambini dunque restano a casa, anche se per i genitori, o uno dei due, adesso è ripreso il lavoro. Con molti nonni in isolamento, il problema colpisce in particolare le famiglie monoparentali. 

Il nuovo inizio è previsto, suddiviso in due fasi, tra giugno e luglio, declinato nelle diverse comunità autonome in base alle condizioni del sistema sanitario e a seconda della diffusione del contagio nel territorio (le Canarie, ad esempio, sono tra le regioni meno colpite e il confinamento potrebbe allentarsi già tra una decina di giorni).

Dal 10 aprile il ministero dei Trasporti ha avviato il monitoraggio sperimentale di un campione di popolazione per capirne e tracciarne gli spostamenti. Si lavora all’ipotesi di un braccialetto elettronico e di un’applicazione tecnologica, sul modello sudcoreano, per prevenire una seconda ondata di contagi. 

GRAN BRETAGNA. La Gran Bretagna resterà in lockdown almeno fino al 7 maggio. È questa la piega annuncita da Dominic Raab, il ministro degli Esteri che sta facendo le veci del premier Boris Johnson, dimesso dall'ospedale dove era stato ricoverato per il Covid-19, ma ancora convalescente.

Per quanto riguarda le scuole, nel Regno Unito non hanno mai chiuso del tutto. Il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan, invoca mascherine protettive per chiunque esca di casa da ora in avanti nel Regno Unito, incalzando il governo britannico a modificare le direttive al riguardo. «È uno strumento di protezione ulteriore», ha detto Khan, aggiungendo di star esercitando pressioni «sugli esperti governativi e sul governo affinché aggiornino la loro indicazione» e suggeriscano l'uso generalizzato di questo presidio in tutto il Paese. Fra le iniziative autonome del Comune di Londra, intanto, viene annunciata la decisione di consentire l'uso gratuito dei bus per la durata del'emergenza sanitaria, in modo da evitare che i passeggeri salgano attraverso le porte anteriori ed entrino in contatto con gli autisti, fra i quali si sono già verificate decine di contagi e numerosi morti. Le linee guida del governo Johnson sulle mascherine riflettono ad oggi quelle date inizialmente dall'Oms che ne raccomandavano l'uso a persone contagiate e sanitari

AUSTRIA.Dopo un mese dal lockdown che per l'Austria è scattato il 15 marzo, il Paese volta pagina e avvia la fase 2. I numeri non sono paragonabili a quelli di Italia e Spagna. Finora sono stati registrati 350 decessi, 13.942 i casi positivi su 144.877 tamponi effettuati. I

l governo di Sebastian Kurz ha giocato d'anticipo quando a metà marzo ha chiuso tutto, applicando il modello italiano. I primi di aprile, in vista di una graduale riapertura delle attività commerciali ed economiche, è scattato l'obbligo di indossare la maschera protettiva nei supermercati. Ora l'Austria è tra i primi paesi in Europa a mollare un po’ la presa e ad avviare la fase 2. Tre giorni fa hanno riaperto tutti i negozi e le aziende artigiane di piccole dimensioni. Anche qui vige l'obbligo di mascherina per commessi e clienti, come già in vigore nei supermercati. Sui mezzi pubblici obbligo di coprire naso e bocca. Sono stati regolamentati anche i dispositivi di protezione individuale nelle officine e aziende, secondo le loro caratteristiche. Il governo ha rivolto un appello ai datori di lavoro di lasciare a casa le persone a rischio. Già riaperti i giardini pubblici di proprietà dello Stato, ma con controlli e limitazioni agli ingressi. Il rispetto delle regole sarà controllato dalla polizia. La fase 2 è una sorta di libertà condizionata che potrà essere revocata in qualsiasi momento, se si dovesse delineare all'orizzonte l'onda di ritorno. La fase 3 con una graduale revoca del lockdown è prevista per il primo maggio, ma solo - come il governo ha ribadito in più occasioni - se i numeri dei contagiati e delle vittime non torneranno a crescere. A maggio, se tutto andrà bene, potranno riaprire tutti gli altri esercizi commerciali e anche i parrucchieri. Per quanto riguarda invece i bar, ristoranti e alberghi, la situazione sarà valutata a fine aprile. L'obiettivo è quello di una riapertura a tappe da metà maggio in poi. Il grande interrogativo riguarda, come anche altrove, ovviamente le scuole. Una riapertura prima delle vacanze estive è improbabile. La decisione in merito sarà presa tra due settimane. Anche in Austria un'estate senza quarantena, per il momento, è comunque solo un sogno.

DANIMARCA. Dal 15 aprile, la Danimarca, primo Paese europeo, ha riperto asili nido e scuole primarie rimaste sigillate per un mese a causa dell’emergenza coronavirs. Lezioni anche all'aria aperta, distanza di sicurezza di due metri e un solo alunno per banco, alla pausa tutti ordinatamente a lavarsi le mani, ma soprattutto tanti sorrisi e inevitabili abbracci tra i bambini più piccoli. Tuttavia le lezioni sono ricominciate solo nella metà dei comuni danesi e nel 35% degli istituti di Copenaghen, mentre gli altri hanno chiesto più tempo per adeguarsi alle misure in vigore. Tutte le scuole primarie saranno comunque aperte entro il 20 aprile.

I dipendenti pubblici e privati invece continueranno a lavorare per quanto possibile da casa. Dopo le scuole ci sarà la ripresa per parrucchieri e ristoranti, mentre biblioteche e chiese rimarranno chiuse almeno fino al 10 maggio. Eventi e incontri pubblici vietati fino ad agosto.

ISLANDA. Nel Vecchio Continente c'è anche chi non ha mai chiuso: l'Islanda, ritenuta un caso virtuoso di gestione dell'emergenza, non ha mai applicato alcun contenimento per i bambini e le scuole elementari sono rimaste aperte. Superiori e università dovrebbero ripartire il 4 maggio.

 

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