Italia e Estero

Copyright, via libera definitivo dell'Ue ma l'Italia vota contro

Tra le novità più importanti della riforma, la possibilità (non l'obbligo) agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme web
Il Consiglio Ue ha approvato la riforma copyright - Foto Ansa
Il Consiglio Ue ha approvato la riforma copyright - Foto Ansa
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Via libera definitivo alla riforma del copyright europeo: il Consiglio ha approvato come punto A, cioè senza discussione, la direttiva che modifica le regole sul diritto d'autore. Come annunciato, l'Italia ha votato contro assieme a Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo. Astenuti Slovenia, Estonia e Belgio. La Germania ha fatto mettere a verbale un suo protocollo in cui invita la Commissione, responsabile dell'attuazione, ad evitare filtri all'upload e censura.

«Sono molto contento che abbiamo ottenuto un testo bilanciato, creando molte opportunità per il settore creativo europeo, che rifletterà meglio la nostra diversità culturale, e per gli utenti, la cui libertà di espressione su internet sarà consolidata. È una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale robusto e ben funzionante», ha detto Valer Daniel Breaz, ministro rumeno della cultura e presidente di turno del Consiglio Ue. Tra le novità più importanti della riforma, viene data la possibilità (non l'obbligo) agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme per farsi pagare l'utilizzo dei loro contenuti. Gli introiti dovranno essere condivisi con i giornalisti. Viene riconosciuto il diritto a colmare il divario tra i ricavi che le grandi piattaforme commerciali fanno diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione offerta a musicisti, artisti o detentori dei diritti.

Gli utenti non rischiano più sanzioni per aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato, ma la responsabilità sarà delle grandi piattaforme come YouTube o Facebook. Non ci sono filtri ex-ante ma l'obbligo per le piattaforme di fare il «massimo sforzo» per non rendere disponibili i contenuti per cui non hanno i diritti. Obbligatori anche meccanismi rapidi di reclamo, gestiti da persone e non da algoritmi, per presentare ricorso contro un'ingiusta eliminazione di un contenuto. «Con l'accordo di oggi rendiamo le regole del copyright adatte all'era digitale. L'Europa avrà ora regole chiare che garantiscono equa remunerazione ai creatori, diritti per gli utenti e responsabilità per le piattaforme. La riforma era il pezzo mancante del completamento del mercato unico digitale», ha detto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker.

«Ora che la riforma del copyright è stata adottata da tutte le istituzioni europee, facciamo appello agli stati membri perché la attuino rapidamente, perché non c'è tempo da perdere». Così il presidente dell'Enpa Carlo Perrone dopo l'ok finale dei 28 alla nuova direttiva sul diritto d'autore. «Abbiamo bisogno urgente che il diritto degli editori migliori la posizione negoziale degli editori di stampa nel mondo digitale e li protegga dall'uso commerciale non autorizzato delle loro pubblicazioni», ha sottolineato il numero uno dell'associazione degli editori di stampa europei. Il plauso all'approvazione definitiva della legislazione europea è arrivato anche dalle altre associazioni europee di editori Emma, Nme ed Epc.

«La cattiva notizia è per l'editoria locale. Ciò che succederà è che a pagare sarà l'editoria locale». Lo ha detto il sottosegretario all'Editoria Vito Crimi commentando il via libera del Consiglio europeo alla riforma del copyright, sulla quale l'Italia ha votato contro. «Quello che doveva essere chiesto agli over the top - secondo Crimi - era l'obbligatorietà di condividere con autori ed editori i dati, in modo da consentire a questi ultimi di lavorare allo stesso livello e poter competere per la raccolta pubblicitaria». Invece «si stanno accontentando delle briciole, che permetteranno di sopravvivere solo alla grande editoria» ha proseguito.

«Qual è l'oro che ha in mano Google? Sono i dati. Allora io dico invece di chiedere i soldi che servono solo a dare un respiro temporaneo, chiedete i dati» ha commentato Crimi a margine di un convegno sull'informazione locale in Lombardia. «Sento parlare tutti della pubblicità che viene drenata dagli over the top, come Facebook e Google, che raccolgono il 75% - ha aggiunto - non perché l'hanno rubata ma perché hanno gli strumenti di profilazione e indirizzamento degli investimenti: chi investe sugli over the top ha clic e paga».

 

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