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Caso Ramy, nel processo all'amico carabinieri 'parti civili'

Frame del video dell'incidente in cui è morto Ramy Elgaml, il diciannovenne che su uno scooter guidato dall'amico Fares Bouzidi scappava dai carabinieri il 24 novembre 2024 a Milano, pubblicato il 7 gennaio 2025 da La7 e Tg3. COURTESY LA7
Frame del video dell'incidente in cui è morto Ramy Elgaml, il diciannovenne che su uno scooter guidato dall'amico Fares Bouzidi scappava dai carabinieri il 24 novembre 2024 a Milano, pubblicato il 7 gennaio 2025 da La7 e Tg3. COURTESY LA7
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MILANO, 24 GIU - Sono indicati come 'persone offese' e, da quanto si è saputo, potrebbero chiedere di costituirsi come parti civili, nel processo per resistenza a pubblico ufficiale, i carabinieri che, a bordo di tre macchine di servizio diverse, inseguirono il 24 novembre scorso lo scooter guidato da Fares Bouzidi, amico di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano che era in sella e morì cadendo nello schianto al termine dell'inseguimento. Il 26 giugno, infatti, davanti al gup di Milano Fabrizio Filice, inizierà il processo abbreviato a carico di Bouzidi, che per l'accusa di resistenza era finito agli arresti domiciliari, poi sostituiti con l'obbligo di firma. Per quell'imputazione sono parti offese i sei militari delle tre pattuglie che quella notte parteciparono all'inseguimento di otto chilometri e, da quanto si è saputo, nell'udienza tra due giorni dovrebbero essere formalizzate dai loro legali le istanze di costituzione di parte civile. Alcune sono ancora in fase di valutazione da parte dei legali. Intanto, la Procura di Milano, coi pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, nei prossimi giorni dovrebbe anche definire le indagini nel filone sull'accusa di omicidio stradale, dopo che il consulente degli stessi pm, l'ingegnere Domenico Romaniello, in 164 pagine ha valutato, in sostanza, come corretto il comportamento del carabiniere alla guida dell'ultima macchina inseguitrice e ha attribuito tutta la responsabilità dell'incidente al 22enne amico di Ramy. Da definire anche la tranche di inchiesta che vede gli altri carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e favoreggiamento, perché due, in particolare, avrebbero intimato di cancellare un video che un testimone aveva realizzato col telefono.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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