Italia e Estero

Caso Ramy, i carabinieri parti civili nel processo all'amico

Frame agli atti dell'indagine sulla morte di Ramy Elgaml, Milano, 10 gennaio 2025. ANSA
Frame agli atti dell'indagine sulla morte di Ramy Elgaml, Milano, 10 gennaio 2025. ANSA
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MILANO, 26 GIU - Sono stati ammessi come parti civili, nel processo per resistenza a pubblico ufficiale, i sei carabinieri che, a bordo di tre macchine di servizio diverse, inseguirono il 24 novembre scorso lo scooter guidato da Fares Bouzidi, amico di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano che era in sella e morì cadendo nello schianto al termine dell'inseguimento. Lo ha deciso il gup di Milano Fabrizio Filice accogliendo le istanze dei legali dei militari che erano già indicati dai pm come 'persone offese', tra cui gli avvocati Paolo Sevesi, Arianna Dutto e Armando Simbari. Respinta, invece, la richiesta di un'associazione sindacale dei carabinieri. Bouzidi, presente in aula e difeso dai legali Debora Piazza e Marco Romagnoli, è a processo con rito abbreviato e per l'accusa di resistenza era finito agli arresti domiciliari, poi sostituiti con l'obbligo di firma. La difesa ha anche chiesto di far entrare nel fascicolo processuale la consulenza del proprio esperto sulla dinamica di quanto accadde, depositata nell'altra indagine sull'omicidio stradale. Una produzione documentale su cui c'è stata opposizione e su cui il gup deve decidere. I pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, tra l'altro, nei prossimi giorni dovrebbero anche definire le indagini proprio nel filone sull'accusa di omicidio stradale, dopo che il consulente degli stessi pm, l'ingegnere Domenico Romaniello, in 164 pagine ha valutato, in sostanza, come corretto il comportamento del carabiniere alla guida dell'ultima macchina inseguitrice e ha attribuito tutta la responsabilità dell'incidente al 22enne amico di Ramy. Da definire anche la tranche di inchiesta che vede gli altri carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e favoreggiamento, perché due, in particolare, avrebbero intimato di cancellare un video che un testimone aveva realizzato col telefono.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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