Italia e Estero

Brescia resta senza rappresentanza al governo: non accadeva da 11 anni

Dalla Seconda Repubblica sono state due le parentesi di vuoto: dal 1995 al 2001 e dal 2011 al voto del 2018
Palazzo Chigi, sede del governo - © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Chigi, sede del governo - © www.giornaledibrescia.it
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C’è chi dice che la rappresentanza territoriale, specialmente dopo il taglio dei parlamentari, la si deve interpretare su scala regionale. C’è chi aggiunge che oggi siano di fatto più importanti coloro che siedono tra i banchi di Camera e Senato (per garantire il voto dei provvedimenti) rispetto a chi è chiamato a ricoprire ruoli di sottogoverno, perché - sempre sulla scia del taglio della rappresentanza parlamentare - il rischio che le assenze possano fare mancare i numeri necessari alla maggioranza si fa esponenzialmente più alto. E poi c’è chi, al contrario, crede semplicemente che Brescia sia stata «sonoramente e ingiustamente snobbata».

Ora che la squadra di Giorgia Meloni è al completo - con tanto di ruoli di sottogoverno affidati - i conti che lasciano spazio alle considerazioni iniziali sono presto fatti: la nostra provincia torna a casa con zero rappresentanti nell’Esecutivo. Non accadeva da undici anni, è la tesi (vera) di chi rilegge in questa prima istantanea un ridimensionamento del nostro territorio. Ma altrettanto vero è un altro dato: nella storia della Seconda Repubblica (e, quindi, dal 1994 in avanti) quello «zero» è stata una costante per tredici anni. Segno che non siamo certo di fronte a un unicum.

L’esordio di Berlusconi

La Seconda Repubblica, si diceva: proprio sul nascere ha subito portato sul red carpet due bresciani. Maggio 1994, siamo nella XII legislatura e nasce il primo governo Berlusconi: Vito Gnutti, classe 1939, membro di Confindustria nel ’90, alle Politiche del ’94 viene rieletto tra le file della Lega Nord e conquista lo scranno del Ministero dell’Industria, commercio e artigianato. Parallelamente, Gnutti è anche protagonista in città: per il centrodestra (Lega Nord e Forza Italia) sfida infatti Mino Martinazzoli alle elezioni amministrative per la carica di sindaco, dove perde.

Al suo fianco, al Ministero, c’è un altro bresciano: il sottosegretario Giampiero Beccaria, imprenditore forzista, presidente del gruppo industriale che fa capo alla Necchi Spa e alla Banca popolare di Lodi. Il 51esimo Esecutivo - il primo ed unico in cui erano presenti esponenti del Movimento sociale italiano - è stato però breve: è durato in tutto otto mesi e sei giorni. A farlo cadere è stata l’uscita della Lega Nord dalla maggioranza. Inizia proprio qui, dalla sua caduta nel 1995, il primo periodo di vuoto della rappresentanza bresciana nei ruoli di governo e sottogoverno.

Per ritrovare qualche volto della nostra provincia nello scacchiere, bisogna attendere sei anni e arrivare al 2001, quando nasce il Berlusconi III, che resta ad oggi l’Esecutivo più longevo della storia della Repubblica. In quella squadra, a debuttare come sottosegretario al Mef è il leghista Daniele Molgora (confermato poi nel 2008).

Staffetta

Nel 2006 la regia torna nelle mani del centrosinistra e nasce il governo Prodi II: l’entusiasmo è grande per la sconfitta di Berlusconi, ma dura solo due anni. In quel biennio a portare Brescia nell’Esecutivo, rivestendo la carica di sottosegretario allo Sport, è Elidio De Paoli: ex dipendente della Caffaro ed esponente della Lega Alpina Lumbarda, firma un patto con l’Unione e si allea con la coalizione di Prodi. Questo è il primo governo repubblicano a vedere in squadra Rifondazione comunista e Radicali, l’unico (da De Gasperi in avanti) sostenuto da tutta la sinistra parlamentare.

Un anno, 11 mesi e 21 giorni più tardi l’Italia torna però alle urne. L’8 maggio 2008 nasce il governo Berlusconi IV (il primo della XVI legislatura), citato spesso nelle cronache di oggi perché l’Esecutivo attuale - guidato da Giorgia Meloni - ricalca per metà dei ministeri i volti di allora. La differenza evidente sta però nella rappresentanza bresciana, che non solo vede nel 2008 Mariastella Gelmini per la prima volta ministro dell’Istruzione, ma anche due sottosegretari: Daniele Molgora, confermato al Mef, e Stefano Saglia (Pdl) nominato allo Sviluppo economico nel 2009.

Il 12 novembre 2011, dopo aver perso la maggioranza sul bilancio, il Paese torna nel limbo. A prendere le redini, quattro giorni dopo essere stato nominato senatore a vita, è Mario Monti. Da qui ai sette anni successivi (e con quattro diversi premier: Monti, Letta, Renzi e Gentiloni), nessun bresciano ricopre ruoli di spicco: l’unico collegamento è con il ministro Annamaria Cancellieri, che fu prefetto di Brescia dal 2000 al 2003.

Si arriva così alla storia più recente: nel 2018, con il primo governo Conte nato dall’alleanza gialloverde durata un anno. Il leghista Raffaele Volpi siede sullo scranno del sottosegretario alla Difesa, ma la rappresentanza maggiore è quella del Movimento 5 stelle: Vito Crimi è sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria e Claudio Cominardi è sottosegretario al Lavoro e politiche sociali. Nel Conte II (2019-2021), a conservare un posto nella squadra dell’Esecutivo è solo Vito Crimi, viceministro all’Interno al fianco di Luciana Lamorgese.

Quando l’ex premier Mario Draghi, il 13 febbraio 2021, elenca la sua squadra - l’ultima prima di queste inedite elezioni d’inizio autunno - Brescia torna centrale con due ministeri: gli Affari regionali con Mariastella Gelmini (che proprio a luglio ha consumato lo strappo con Fi, siedendo ora al Senato con Azione). E l’Innovazione tecnologica e transizione digitale con Vittorio Colao, un passato ai vertici di Vodafone e nell’aprile 2020 designato dal governo Conte II alla guida della task-force per la ricostruzione economica del Paese, in ginocchio dopo la pandemia.

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