Italia e Estero

Alla scoperta del Vallo di Adriano: la volata finale

Continua il viaggio degli studenti bresciani lungo il Vallo di Adriano. Ecco il racconto delle due tappe conclusive
  • Alla scoperta del Vallo di Adriano: la sesta tappa
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Continua il viaggio degli studenti bresciani lungo il Vallo di Adriano. Ecco il racconto alla vigilia della tappa più lunga del percorso.

La fortuna dell'aver dormito sul Vallo è che, pronti per partire, ci troviamo direttamente sul sentiero senza dover intraprendere poderose deviazioni. Abbiamo anticipato colazione e partenza in vista dell'impegnativa tappa odierna. L'ultima, la più lunga. Lasciamo Gisland certi di una cosa: tutte le persone che abbiamo incontrato sul percorso hanno mostrato nei nostri confronti una rara gentilezza, e non di cortesia, ma sincera, e forse per questo, per la sua inaspettatezza, così sorprendente. Il nostro bagaglio inizia da essere pieno anche dei sorrisi di quanti abbiamo avuto il piacere di trovarci davanti in questi giorni, anche solo per un saluto veloce sul sentiero di Adriano.

Il tempo, ormai saremo ridondanti, è il classico misto tra pioggia e sole, e maturiamo ormai la convinzione che la nostra avventura, senza queste condizioni metereologiche, sarebbe stata un po' meno romantica. Le occhiaie sono il sintomo più evidente della diffusa stanchezza fisica, che purtroppo si manifesta in qualcuno di noi in una infiammazione del tendine di Achille che non lascia scampo.

Birdoswald ha rappresentato così per qualcuno la fine del cammino fisico, non interiore. Il gruppo si sfalda, inesorabilmente, per la prima volta in sei giorni: avendo condiviso ogni singolo momento della giornata per tutta la settimana, l'assenza di qualcuno di noi fa sentire questa nostra macchina, perfetta per l'alchimia creatasi, mutila di una sua componente fin troppo importante. È il senso di appartenenza, è il branco, il gregge, il manipolo romano.

Inutile dire che il pensiero diventa raggiungere chi di noi si era già trasferito a Carlisle, 20 chilometri in 40 minuti in pullman, 20 chilometri in 4 ore a piedi. Ed in questo rito di passaggio dal nulla alla civiltà, dagli incantevoli cottage sparsi nella natura alla conurbazione cittadina, anche il nostro Vallo ed il suo Muro piano piano vanno diradandosi, per poi scomparire. Il gruppo si ricongiunge, torna la normalità dopo attimi di preoccupazione. È sabato sera ed il centro di Carlisle è movimentato quanto Piazzale Arnaldo, e pare impossibile trovare un posto dove riuscire a cenare insieme, un'ultima volta. A tavola il clima è il solito, quello creatosi e rafforzatosi ogni momento passato insieme.

Non è solo convivialità, è qualcosa di più forte e intimo. Qualcosa che porta gli occhi ad inumidirsi e gli stomaci a chiudersi, qualcosa di incredibile ed inaspettato, sorprendente è sconvolgente. È la vita, che scorre inesorabile e della quale non sappiamo cosa rimarrà. Ci aspetta l'ultimo, caldo, soffice letto. Domani, alla volta di Carlisle, daremo nuova energia alle nostre menti mai stanche di conoscere, apprendere, scoprire. Scoprirci. Scoprirsi.

 

 

Questo, invece, è il racconto della giornata conclusiva del viaggio.

 

Il nostro alloggio in Carlisle è stata una bellissima casa del 1840, in pieno stile vittoriano, un gioiellino architettonico e per come viene meticolosamente mantenuta dai proprietari, una strana coppia che molto assomiglia alla killer assetata di vendetta e al suo maestro di arti marziali cinesi che la mente di quel genio di Quentin Tarantino ha saputo partorire per il suo Kill Bill.

L'ultima colazione ha già qualcosa di malinconico, come il succo d'arancia annacquato e la salsiccetta che stamattina non vuole proprio andare giù. L'ultimo timbro sul nostro Passaporto del Vallo di Adriano viene posto con maniacale cura da tutti noi, a sigillo di un'esperienza ormai al tramonto. L'ultimo pasto è un caratteristico Sunday Roast, arrosto di manzo con verdurine caramellate e copiosa salsa, ultimo assaggio della fantastica cucina inglese che abbiamo potuto gustare in questi giorni. Alla fine, arriva anche l'ultimo treno, quello per Edimburgo.

 

  • Alla scoperta del Vallo di Adriano, la tappa conclusiva
    Alla scoperta del Vallo di Adriano, la tappa conclusiva
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    Alla scoperta del Vallo di Adriano, la tappa conclusiva

 

Qui la ciliegina sulla torta della nostra spedizione: dopo aver riconquistato l'antico confine, il nostro manipolo si spinge addirittura nella capitale della Scozia, riuscendosi a ritagliare anche il tempo per una fugace visita. E la ciliegina sulla ciliegina sulla torta è il primo the delle cinque sorseggiato tutti insieme, visto che nei giorni precedenti a quell'ora, sacra per ogni suddito della vecchia, cara Elisabetta, noi sei intrepidi stavamo allungando il passo per chiudere in tempo la tappa giornaliera. 135 chilometri percorsi. Centotrentacinque chilometri. A piedi. In 6 giorni di cammino.

È un qualcosa che fa davvero effetto, se pensiamo poi che, nella società iper sedentaria e sempre più atrofizzata di oggi, fare due chilometri al giorno è sostanzialmente una chimera. Abbiamo compiuto la nostra impresa, conquistato il Vallo, costeggiato il muro, visitato e studiato gli accampamenti, i musei, tutto ciò che rimane dei fasti dell'Impero romano in terra Britannica. Un bagno culturale incredibile. Ma c'è di più: rispetto a una settimana fa torniamo profondamente cambiati, segnati indelebilmente da un'esperienza che consiglieremmo di fare a chiunque già da domani. Perchè sia la pioggia, sia il vento, sia il sole, le greggi, i pascoli, gli incontri, gli scontri, i saluti ricambiati e non, ogni singolo passo dato su quel sentiero, ha un peso e un significato personale, particolare, intimo per ognuno di noi.

E scopriamo che Martina è una tenace, testarda, combattiva donna, che Francesco è la curiosità fatta persona, instancabile come pochi, che Daris è un coraggioso oltre misura, nostalgico degli usi, dei costumi, della grandezza dell'Impero, che Giulia è un'idealista inamovibile, con argomentazione ben sostenute, non campate per aria, la Thatcher di Concesio, una lady di ferro ma dal cuore grande grande, che Fabio è un ingannevole compassato, un vulcanico legato alle sue radici, alla sua terra, alle sue tradizioni da un legame più che viscerale, che il prof. Rivoltella, Massimo, è un maestro, quello che, come suggerisce Battiato, ci ha insegnato come è difficile trovare l'alba dentro all'imbrunire, cioè non spiegandoci come trovare una cosa ma facendoci capire che la si può raggiungere, con impegno e perseveranza, e che soprattutto, e questa è una grande lezione di vita, che al di là delle tenebre vi è sempre una luce, che nei momenti dove tutto sembra perduto vi è sempre una rinascita.

Ve lo immaginavate che da una Walking Summer School potesse nascere anche questo?!?! Che certi muri ideologici potessero cadere e le sinapsi ormai scoperte delle nostre menti venissero irrorate da così tante sensazioni, nozioni, esperienze, vite? Sì, vite, quelle di ognuno di noi, quella della persona dietro allo studente, della persona dietro al professore. Le vite delle persone che si incontrano e hanno la fortuna, l'onore e l'onere di percorrere un tratto breve, ma veramente intenso, dei loro percorsi terreni, dando tanto e ricevendo ancora di più, in un do ut des che non è mai stato così tanto naturale e scontato.

 

 

L'aereo tocca terra e il fragoroso applauso definitivamente ci riporta in Italia. Il gruppo perde un pezzo già all'aereoporto di Milano Malpensa poi, da Brescia, alla Val Trompia, fino al Lago di Garda e alla Val Sabbia, ritrovarsi soli, dopo una settimana passata insieme, è davvero un attimo. E un abbraccio riesce a spazzare via l'aria di malinconia che da troppo aleggiava su tutti noi. È così, tutto passa, tutto scorre, tutto ha una fine: l'importante è fare tesoro dell'esperienza vissuta, delle tante bellezze che vi hanno riempito gli occhi, delle tante persone che ci hanno riempito il cuore, delle tante cose che ci hanno ampliato la mente, pronta ad essere inzeppata da nuove, fortissime emozioni. Facciamo sì che i passi di sei persone, così diverse, così uguali, non vengano dimenticati. Almeno da loro, dai protagonisti, almeno finchè di loro non rimarrà che un'Animula, vagula, blandula.

Sono le 4.08, non sento la stanchezza, sento sono la mancanza di Qualcosa che è finito troppo presto, trovandoci nuovamente catapultati nelle rispettive vite di tutti i giorni. E allora buonanotte Prof. Rivoltella, buonanotte Giulia, buonanotte Martina, buonanotte Francesco, buonanotte Daris. Buonanotte, e che tutti quei sogni che ci colorano la vita, possano diventare dei sogni d'oro.

Ad Maiora

P.S.: Un ringraziamento va a tutti quanti hanno voluto seguirci e sostenerci, a quanti hanno indirettamente compiuto questo cammino con noi, a quanti, invogliati da ciò che hanno visto e letto, decideranno di affrontare il nostro stesso percorso scoprendo l'inimmaginabile soprattutto di se stessi. 

 

 

 

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