Italia e Estero

A ottobre le imprese italiane cercano 505mila lavoratori

A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal
Sono molte le figure cosiddette «introvabili» dalle aziende italiane
Sono molte le figure cosiddette «introvabili» dalle aziende italiane
AA

Sono circa 505mila i lavoratori ricercati dalle imprese per il mese di ottobre, 114mila in più (+29,1%) rispetto allo stesso periodo del 2019, -21mila (-4,1%) rispetto a settembre 2021. A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. La domanda di lavoro dell'industria prevede 183mila entrate per il mese di ottobre che salgono a 452mila nel trimestre ottobre-dicembre. Nonostante le tensioni sul mercato dell'energia e delle materie prime, prosegue la ripresa occupazionale del manifatturiero con 131mila entrate nel mese e 326mila fino alla fine dell'anno.

Le maggiori opportunità di lavoro sono offerte dalle industrie della meccatronica che ricercano 34mila lavoratori nel mese e 93mila nel trimestre, seguite dalle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (27mila nel mese e 68mila nel trimestre) e da quelle tessili, dell'abbigliamento e calzature (14mila nel mese e 32mila nel trimestre). Elevata anche la richiesta proveniente dal comparto delle costruzioni: 52mila le assunzioni programmate per ottobre e 126mila fino a dicembre. Sono invece 322mila i contratti di lavoro offerti dal settore dei servizi nel mese in corso e oltre 900mila quelli previsti nel trimestre conclusivo del 2021. Le maggiori opportunità sono disponibili nel comparto del commercio (69mila entrate programmate nel mese e 197mila nel trimestre), seguito da quello dei servizi alle persone (67mila nel mese e 167mila nel trimestre) e dai servizi operativi di supporto alle imprese (52mila nel mese e 139 nel trimestre).

Si attesta complessivamente al 36,5% la quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento (+5 punti percentuali rispetto a ottobre 2019), soprattutto a causa della mancanza delle figure professionali ricercate dalle imprese. Complessivamente, il mismatch sale al 51,5% per gli operai specializzati, al 41,8% per le professioni tecniche e al 40,6% per i dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche.

A segnalare le maggiori difficoltà nel reperire sono le imprese metallurgiche e dei prodotti in metallo (52,9%) difficoltà che sale al 64,1% per il recruitment di fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati e al 61,9% per i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria. Elevato anche la mancata di corrispondenza tra domanda e offerta dalle imprese delle costruzioni (48,7%) soprattutto per artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (61,5%), e dalle imprese dei servizi informatici e delle comunicazioni (47,8%) per cui le maggiori difficoltà si incontrano per specialisti in scienze matematiche, informatiche (61,7%) e per tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (54,3%). Coerentemente con le figure professionali, le aree aziendali con il più elevato mismatch risultano essere i sistemi informativi (57,6%), progettazione e ricerca (51,0%), installazione e manutenzione (52,3%).

Per quanto riguarda i titoli di studio, risultano «introvabili» i laureati in ingegneria industriale, e quelli in elettronica e dell'informazione (58,0% e 52,8% rispettivamente le difficoltà segnalate), i candidati con una istruzione tecnica superiore (più di un diplomato Its su due, 52,6%, non si trova sul mercato) o con una formazione tecnica professionale (49,4%). Circa il 30% dei contratti è rivolto ai giovani con meno di 29 anni. A trainare la domanda di lavoro di ottobre si confermano essere i contratti a tempo determinato con 282mila richieste, pari al 52,3% delle entrate programmate (+93mila rispetto ad ottobre 2019), seguiti da quelli a tempo indeterminato con 89mila contratti, pari al 20,7% dei casi (poco distanti, -9mila, da quelli offerti nel mese di ottobre 2019).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia