Italia e Estero

A Milano inchiesta sui 'cecchini del weekend' a Sarajevo

epa03173428 An aerial view photo shows a long line of 11,541 red chairs in the main street of Sarajevo, Bosnia, 06 April 2012. One for each victim, 11,541 empty red chairs were set up in the Bosnian capital Sarajevo for the 20th anniversary of the siege of Sarajevo and the start of the Bosnian war in 1992. EPA/FEHIM DEMIR
epa03173428 An aerial view photo shows a long line of 11,541 red chairs in the main street of Sarajevo, Bosnia, 06 April 2012. One for each victim, 11,541 empty red chairs were set up in the Bosnian capital Sarajevo for the 20th anniversary of the siege of Sarajevo and the start of the Bosnian war in 1992. EPA/FEHIM DEMIR
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MILANO, 10 NOV - Partivano dall'Italia pagando somme "ingenti" ai militari serbi per partecipare all'assedio di Sarajevo e sparare "per divertimento" contro i cittadini della capitale bosniaca durante la guerra. Per individuare questi "turisti della guerra" a Milano è aperta un'inchiesta che punta a individuare coloro che parteciparono al massacro di oltre 11mila persone tra il 1993 e il 1995, come riportano oggi il Giorno e La Repubblica. Il fascicolo - di cui aveva già scritto Il Giornale a luglio - è stato aperto dal pm Alessandro Gobbis con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti ed è al momento a carico di ignoti e nasce dall'esposto presentato dal giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni, con la collaborazione di due avvocati e dell'ex magistrato Guido Salvini. In base alle testimonianze raccolte, da tutto il nord Italia questi 'cecchini del weekend', perlopiù simpatizzanti di estrema destra con la passione per le armi, si radunavano a Trieste e venivano portati poi sulle colline attorno a Sarajevo dove potevano sparare sulla popolazione della città assediata dopo aver pagato le milizie serbo-bosniache di Radovan Karadzic. Nel fascicolo c'è anche una relazione su questi "ricchi stranieri amanti di imprese disumane" inviata alla Procura di Milano dall'ex sindaca di Sarajevo Benjamina Karic.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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