In poche parole

Speranze pasquali tra scoppi di ordigni

Egidio Bonomi
La festa invita a riprendere fiato sul malanno del velocismo sempre più accelerato
Guerra in Ucraina - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Guerra in Ucraina - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Pasqua: «surrexit Christus spes mea», è resuscitato Cristo, mia speranza. Una salda «chiamata» per chi crede, una (forse) indifferente levata di ciglia di chi non crede.

Eppure, indipendentemente dalla religione, la Pasqua trascina gli uni e gli altri, non foss’altro per il formidabile messaggio di resurrezione personale verso il meglio, stimolo alla riconciliazione, grido, mai tanto alto, di pace, non quella parolaia e di maniera, ma quella che fa intonare i pensieri alla vera melodia pacifista, che inizia da se stessi, fa stringere mani da cui si era lontani o in disaccordo, una pace come condizione del singolo, premessa obbligata a quella universale.

La ricorrenza pasquale esalta un richiamo al mistero di Colui che ha incluso i pacifici nelle beatitudini, ma le guerre in corso a decine, quelle minacciate, folle anelito alla distruzione del mondo, frantumano il vitale messaggio e l’umanità si ritrova a danzare sul pulviscolo d’un tempo incerto, tragici rituali, alimentati dal gelo superbo di chi considera il crepitio delle armi e gli scoppi assordanti degli ordigni, una vittoria da conseguire per un «meglio» fondato sul «peggio».

Cristo è figura storica inconfutabile, per chi crede è «la guida della vita, morto che regna vivente», una corroborante speranza dato che in sua assenza a nulla portano fiducia e carità. E ciò vale in sé: un Uomo disperato coltiva il nulla e non saranno i riti sempre più avvolgenti dell’intelligenza artificiale a renderlo felice o a fargli assaporare un fugace soffio d’utopica immortalità.

Pasqua 2024, dunque, cade in un momento molto speciale e invita, più che mai, ad una cesura, a riprendere fiato sul malanno del velocismo sempre più accelerato che sa quasi di maledizione, più che di progresso vero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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