In poche parole

Slalomisti squalificati per eccesso di sportività

Oggi i leader di uno slalom mostrano apprensione per un rivale che esce di pista. Alberto Tomba, nella storica rimonta di Lillehammer, sorrideva
Indimenticabile: Alberto Tomba © www.giornaledibrescia.it
Indimenticabile: Alberto Tomba © www.giornaledibrescia.it
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I Mondiali di sci hanno in me risvegliato il pensiero di quanto lo sport fosse più rusticano e genuino, anni addietro. E in particolare è una questione che proprio non riesce a darmi pace: l’eccesso di sportività – a favor di telecamera – degli slalomisti.

Sono conscio di come lo sci professionistico abbia aumentato il livello di spettacolarità e di pericolo. La mortalità in gara è stata grazie al cielo (quasi) completamente azzerata, ma l’evoluzione tecnologica dei materiali ha aumentato velocità e rischi di infortuni. Per cui capisco benissimo l’ansia e la paura degli sciatori al traguardo che vedono un collega decollare a 140 km/h in discesa libera. Un po’ meno capisco l’apprensione del (o della) leader di uno slalom che vede uscire un (una) rivale, senza cadere, senza inforcare, senza che fosse messa a rischio la sua incolumità.

E allora mi è tornato in mente l’uomo che mi ha fatto innamorare dello sci, Alberto Tomba, e la sua rimonta pazzesca alle Olimpiadi di Lillehammer ’94. Era 12esimo nella prima manche, alla fine fu argento per soli 15 centesimi alle spalle dell’austriaco Stangassinger. Nel mezzo vide i vari Sykora, Aamodt e Roth inforcare o scivolare. Sapete cosa fece? Sorrise, abbracciò l’allenatore, pensò alla sua rimonta. Mors tua, vita mea: sportivamente parlando, dovrebbe essere ancora così, anche a favor di telecamera.

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