Sinner e la serietudine dei numeri 1

Glaciale, misurato, educatissimo. Potrebbe giocare in completo bianco (che, forse, sarebbe meglio di certi outift che gli propongono. Chissà se se li sceglie lui...) e nemmeno lo macchierebbe. L’unico, per così dire, vezzo? È onnipresente negli spot, ma per farsene una ragione si consulti la voce «come sfruttare un momento d’oro».
Jannik Sinner è l’emblema della «serietudine» (vocabolo azzardato, ma tant’è) dei numeri 1: refrattario ad ogni sguaiatezza, esulta con pugnetto chiuso (sa fa il punto) o con le braccia levate al cielo in caso di vittoria. Poi regala dichiarazioni pacate, gentili, rispettose. Vince e ricorda la zia, gli chiedono dei miglioramenti e ragiona al plurale. Un mostruoso bravo e buon ragazzo del tennis. Che, come per magia, quando indossa la maglia azzurra ritrova il sorriso dello juniores al campo estivo. Vederlo – in doppio con Berrettini – demolire le certezze degli argentini nei quarti di Davis è stato uno spettacolo. Colpi letali seguiti da sguardi complici, volto gioioso, felicità ad ogni game vinto. Un 23enne che si diverte a fare quello che, per ora, fa meglio di tutti. Giocare a tennis e vincere. Ogni tanto con leggiadria.
Ps: Ieri, ovviamente, ha nuovamente trionfato in Davis, portando l’Italia in finale.
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