Il turismo sentimentale che diventa vandalismo
Come già scriveva Catullo: «Quello che una donna dice ad un amante desideroso scrivilo nel vento, o nell’acqua che scorre».
Anche le scritte degli innamorati, se potessero essere affidate alla teoria dei quattro elementi, eviterebbero molti danni al nostro patrimonio artistico e ambientale. In effetti uno dei luoghi più devastati dai graffiti del «turismo sentimentale» è la casa di Giulietta, un angolo medievale di Verona archetipo dell’amore, reso eterno dalla tragedia di Shakespeare.
La visita prevede un rito propiziatorio al quale pochi fidanzati si sottraggono. Si tratta di un suggello di tenerezza espresso attraverso lucchetti personalizzati da agganciare sulla grata a ridosso della sua statua. Una copia in bronzo dell’opera di Nereo Costantini dalla quale nessuno si allontana prima di averle toccato il seno destro. La tradizione dei lucchetti, ispirata dal film «Tre metri sopra il cielo», risulta talmente invasiva da doverli rimuovere a causa delle quantità e dal peso eccessivo.
Il problema principale di casa Capuleti è rappresentato dalle scritte sul muro del cortile dove si innalzano a tal punto da chiedersi se per essere realizzate siano state impiegate scale telescopiche. Le pareti sono quasi interamente imbrattate da nomi, cuori, simboli e date. Ormai da tempo vengono appiccicate chewing-gum sulle quali sono assestati bigliettini colorati. L’immagine del «muro di gomme» è talmente deturpante da indurre molti turisti a silenziosi moti di collera, in considerazione del fatto che i sentimenti meriterebbero di essere custoditi nel privato, non esposti attraverso tale egocentrica maleducazione.
Purtroppo gli uomini amano lasciare ovunque il segno del loro passaggio. Sui treni, sulle opere d’arte, sulla corteccia degli alberi come sulle panche delle chiese; insomma nei posti più impensati. Lo fanno da sempre, si sono trovate scritte a Pompei, come nelle catacombe o sugli affreschi di Giulio Romano di Palazzo Tè a Mantova. Perfino dentro la grotta preistorica della Zinzulusa qualcuno ha scritto il suo nome usando il guano dei pipistrelli. Sui marmi restano fissati nomi e promesse che di definitivo hanno solo il tratto lasciato da pennarelli indelebili.
Ricordare ad altri «sono stato qui», ottiene il vandalico risultato di danneggiare beni della collettività e suscitare il biasimo nei successivi visitatori. Seppure il proverbio dica che «l’amore come la tosse non si può nascondere», in questo caso l’unico sedativo efficace è affidato alla civiltà e alla buona educazione.
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