In poche parole

I rifugiati sfidano l’Nba

Il Sud Sudan si è qualificato a Parigi senza avere un campo di basket al coperto nell’intero stato, con le spese per viaggi, allenamenti e hotel quasi totalmente sostenute dall’ex giocatore Nba Luol Deng perché la Federazione non ne è in grado
Il Sud Sudan contro gli Stati Uniti alle Olimpiadi - Foto Ansa/Epa/Alex Plavevski © www.giornaledibrescia.it
Il Sud Sudan contro gli Stati Uniti alle Olimpiadi - Foto Ansa/Epa/Alex Plavevski © www.giornaledibrescia.it
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Mercoledì alle Olimpiadi la nazionale Usa ha affrontato quella del Sud Sudan nella 2° giornata del torneo di pallacanestro. Non si tratta di fantascienza cestistica, ma di un’altra storia olimpica che valica ampiamente i confini dello sport.

Il -17 incassato dalla squadra africana al momento rappresenta minor scarto al cospetto degli «inventori del gioco». Ma la straordinarietà dell’evento non può essere racchiusa all’interno delle righe di un campo quando si parla dello stato più giovane al mondo che ha raggiunto l’indipendenza da soli 13 anni dopo una delle guerre civili più lunghe e sanguinose della storia del continente africano.

Il Sud Sudan si è qualificato a Parigi chiudendo il Mondiale 2023 (il suo primo) al 17° posto, ma come migliore squadra africana. Lo ha fatto senza avere un campo di basket al coperto nell’intero Stato, con le spese per viaggi, allenamenti e hotel quasi totalmente sostenute dall’ex giocatore Nba Luol Deng perché la Federazione non ne è in grado. La squadra è composta da 12 giocatori nati in Sudan, ma tutti scappati dal conflitto all’estero con le famiglie. Si sono autodefiniti «una banda di rifugiati che si ritrova qualche settimana all’anno per sfidare i più forti del mondo».

Non avrebbe potuto esserci una definizione socioculturale applicata alla pallacanestro migliore per una squadra che ha anche vinto la gara d’apertura con Porto Rico e rischia di accedere ai quarti di finale, ma soprattutto che rappresenta appieno lo spirito olimpico: «When it’s more than just a game».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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