In poche parole

Essere madre senza perdere il diritto di essere donna

È possibile oggi che il diritto di ricevere e prendersi cura coincida con il diritto di essere anche altro?
Le mani di un figlio insieme a quella di sua madre
Le mani di un figlio insieme a quella di sua madre
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Nell’era patriarcale essere donna implicava sacrificarsi per la cura dei figli e della famiglia. Significava sottostare ad una sola legge: quella domestica e riproduttiva. Era la donna del nutrimento, la cui esistenza si esauriva con l’essere madre. La sua figura era ridotta al suo seno materno come simbolo di fertilità e accudimento.

Ma oggi può il diritto di ricevere e prendersi cura coincidere con il diritto di essere anche altro? Nel giorno della Festa della mamma la domanda pare sacrosanta. Proprio qualche giorno fa, in occasione della presentazione del report di Save The Children «Le equilibriste. La maternità in Italia» al teatro Borsoni in città, è emerso come le donne di ieri, rispetto a quelle di oggi, siano cresciute con la convinzione che la maternità fosse un destino imprescindibile della vita.

Oggi per fortuna e grazie all’impegno femminista (nel senso più nobile del termine), quella narrazione è cessata di esistere.

Non a caso, nel suo libro «Le mani della madre», Massimo Recalcati, noto psicoanalista e scrittore, ricordava, citando Jacques Lacan, che solo una madre non-tutta-madre può trasmettere al figlio il sentimento della vita.

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