La sicurezza del ciclismo non è minata dalla gioia

Ammettiamo che, tra tutte le cose che ci erano venute in mente per aumentare la sicurezza dei ciclisti in gara, proprio non avevamo pensato al bandire l’esultanza a braccia alzate. Non è proprio così, nel senso che chi vince può continuare ad esultare, però il nuovo e severo regolamento dell’Uci – la Federazione internazionale ciclistica – prevede che, in caso di arrivo allo sprint in gruppo, i compagni del vincitore non possano levare le mani dal manubrio per far festa.
Pena – dal 1° gennaio di quest’anno – il declassamento all’ultimo posto, un cartellino giallo (con due si viene fermati per una settimana) e il -25% dei punti nel ranking. Un po’ troppo, ci viene da dire. Anche perché c’è chi, come il francese Bernard, all’ultimo Tour s’è beccato un giallo per un’uscita dal gruppo con sosta davanti casa per bacio a moglie e figlio neonato.
Ma tant’è e l’Uci è decisa ad essere intransigente, non ricordandosi che quel compagno a braccia alzate che esulta nelle retrovie lo fa perché, in primis, si prende la sua parte di premio e due, ancor più nobile, per far vincere il proprio capitano s’è sobbarcato chilometri e chilometri di duro lavoro controvento. Cara Federciclismo mondiale, è sicura che sia questa spontanea gioia a minare la sicurezza delle corse?
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