Chatgpt sotto processo a Las Vegas per l’esplosione del Cybertruck

«Abbiamo prove evidenti che il sospetto abbia utilizzato l’intelligenza artificiale ChatGpt come supporto per pianificare il suo attacco». Le parole sono quelle di Kevin McMahill, sceriffo di Las Vegas dove l’1 gennaio il 37enne Matthew Livelsberger ha fatto esplodere un Cybertruck Tesla davanti al Trump International Hotel, causando sette feriti e morendo lui stesso nell’attentato.
La notizia è quella da far brillare gli occhi agli avversatori dell’AI: il processo all’inanimato è iniziato all’istante. Ci si dimentica però che le stesse informazioni, dalla quantità di tannerite per libbra di tnt al modo migliore per darle fuoco da distanza ravvicinata, l’ex Berretto verde le avrebbe potute tranquillamente trovare o su un libro o digitando la richiesta online. Si può essere certi che la caccia alle streghe si sarebbe avuta anche nei confronti delle case editrici di testi sulla chimica o delle aziende che gestiscono i motori di ricerca?
Certamente la velocità con la quale l’AI fornisce risposte dettagliate e accessibili è da considerare, questi sì veri aspetti rivoluzionari dell’intelligenza artificiale generativa. Resta il fatto che ancora una volta a compiere l’azione sia stata una persona.
E poco importa che questa in mano abbia uno smartphone, una pistola o una pietra. Se l’Uomo vuol fare del male lo farà in ogni caso.
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