Berlusconi superuomo dei cieli

Intitolazioni e dediche. Gioie e dolori. «Se le strade cambiassero di nome, un bel giorno: tutt’a un tratto, ci sarebbe in un caso la ragione di girare soddisfatto». Per Paolo Pietrangeli, nel 1974, quel caso era la sostituzione di corso Umberto con Karl Marx Strasse. Oggi accoglierebbe forse con meno gioia la scelta di intitolare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, seppur per le reti Fininvest il cantautore romano ci abbia lavorato per alcuni anni.
Probabilmente avrebbe scritto una canzone, emblema della storia recente italiana, simbolo di una politica che si fa estrema e prepotente spettacolarizzazione. Anche dopo la morte.
Perché potremmo discutere per ore sulla figura di Silvio Berlusconi, ma c’è una certezza: la beatificazione, che passa anche attraverso le intitolazioni, non è affare che riguarda i politici della seconda Repubblica (e, se esiste, anche della terza). Certo, qualcuno potrebbe pure dire che nei confronti del Cavaliere ci sia un’ossessione. Ma qui siamo oltre il superuomo dannunziano, per scomodare chi accoglie gli aerei a Montichiari.
Per par condicio attendiamo un aeroporto dedicato ad Achille Occhetto: se ci mettete una statua, però, evitate il completo marrone.
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