In poche parole

Alice, oltre il bilancio tra il vecchio e nuovo anno

La fine di ogni anno ci spinge a valutare successi ed insuccessi
Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll
Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll
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Non è forse l’anno giusto per parlare di bilanci.

Anche se Capodanno è alle porte e la scure di San Silvestro incombe sugli ultimi sprazzi di questo 2018, la politica dei mesi recenti ha spogliato il vocabolo di ogni romanticismo. Eppure il bilancio di fine anno è una tradizione più o meno inconscia: sarà colpa del calendario o dell’indigestione di panettoni, dipenderà dagli influssi astrali o da una consuetudine ancestrale all’autoanalisi. Chissà.

O forse è l’occasione delle festività che spinge all’incontro con i propri simili. Un rituale sociale che suscita naturali confronti: ci si misura le vite a vicenda sulla base di parametri totalmente arbitrari che, spesso, non rivelano successi e fallimenti, ma la consapevolezza raggiunta come esseri umani e alzano l’asticella dei nostri desideri.

Una casa nuova, un figlio, un lavoro migliore, un amore diverso: chi teme di chiudere il consuntivo con un segno meno guarda ai piatti della bilancia con timore e sconforto; chi è ottimista di natura assomma tutti i piccoli traguardi e trova una nuova occasione di celebrare. Più che un bilancio uno specchio.

L’augurio, quindi, è di fare come l’Alice di Lewis Carroll: basta attraversarlo senza il timore di scoprirsi per una volta diversi.

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