In poche parole

Aggiustare, un'arte in via di estinzione

Aggiustare un elettrodomestico spesso non vale la pena (o così dicono). Ma quando si tratta di un gioco di Santa Lucia?
La professione dell'aggiustatutto  © www.giornaledibrescia.it
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Tra le cose che mio padre mi lasciò, prima di andarsene, c’era un aspirapolvere. Un oggetto molto pratico, niente di privato o poetico, che a un certo punto iniziò a funzionare male: ogni tanto dava la scossa. Al negozio mi proposero di rottamarlo e prenderne uno in offerta: accettai lo scambio.

Quando però a mio figlio giorni fa si è rotto uno dei regali ricevuti a Santa Lucia non è filata così liscia: il commesso mi ha detto che non era più affar loro e mi ha consigliato di rispedire il giocattolo alla casa produttrice, con lo scontrino. Essendo Santa Lucia sbadata e ormai senza scontrino, e trattandosi di un apparecchio elettrico per automobiline, sono andato in un negozio che ripara elettrodomestici.

Tra macchine per caffè e ferri da stiro, il signor Mauro ha guardato gli occhioni di mio figlio e preso in consegna il gioco, «ma non le garantisco nulla». Un paio di giorni dopo mi ha chiamato per darmi la bella notizia: era riuscito a sistemarlo. «Mi sento come Babbo Natale», ha detto.

Ora, vorrei dire che ho imparato l’importanza di riparare, prendersi cura, insomma di dare valore alle cose che abbiamo, limitando gli sprechi, ma mi sembrerebbe troppo. Però una cosa è certa: uscendo dal negozio, ho notato un aspirapolvere viola. A parte il colore, era identico a quello di mio padre.

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