Comunicato Stampa: "Sola", un romanzo autobiografico struggente che rompe il silenzio sulla violenza domestica

AA


Neglianni Settanta e Ottanta l’Italia si trovava in bilico tra il retaggio soffocante di una cultura patriarcale ancora profondamente radicata e i primi, timidi segnali di cambiamento sociale che iniziavano a manifestarsi. Era un periodo di contrasti forti, in cui le donne spesso continuavano a vivere da invisibili, private della loro autonomia e dei loro sogni, obbligate a conformarsi a ruoli stabiliti da altri. Dietro le finestre chiuse di case apparentemente normali, molte giovani donne vivevano drammi che restavano inascoltati, costrette in matrimoni non voluti, schiacciate da imposizioni familiari e sociali che negavano loro qualsiasi possibilità di autodeterminazione.Ambra C., autrice del libro autobiografico"Sola", pubblicato dalGruppo Albatros il Filo, offre ai lettori la propria storia come emblema di unagenerazione femminilecresciuta tra divieti e obblighi imposti da una società incapace di riconoscere pienamente la dignità e l’autonomia delle donne.
Ambra C., pseudonimo scelto dall’autrice per raccontarsi senza filtri, affronta con straordinariocoraggiouna narrazione autobiografica forte e dolorosa. Nella cronaca personale diviolenza domesticae deisoprusi di cui è stata vittima, lo slancio dell’autrice la conduce a compiere un vero e proprio atto di denuncia sociale, per dare voce a tutte quelle donne che, ancora oggi, continuano a vivere situazioni simili, immerse in un silenzio assordante. Per Ambra, la scrittura diventa il mezzo per trasformare il dolore in riscatto, accendere una luce sulla realtà che in pochi riescono a vedere e offrire solidarietà e speranza a chi ancora soffre. La sua testimonianza vuole rompere l’isolamento emotivo di tante donne, ma anche stimolare una riflessione collettiva sulla responsabilità civile di fronte alla violenza.
Nel suo libro, la violenza domestica è descritta con unalucidità spietata, in tutte le sue forme: fisica, psicologica, verbale. Ambra porta il lettore dentro una quotidianità fatta di paura, angoscia e disperazione, che rivelano la brutalità di una sopraffazione continua e inesorabile. Una delle parti più sconvolgenti della narrazione riguarda il tema delmatrimonio combinato e forzato, un’imposizione che sembra lontana dal mondo in cui siamo abituati a vivere, ma che Ambra subisce fin da adolescente, quando i suoi genitori decidono per lei un destino che non avrebbe mai scelto. Questa imposizione lascia un segno indelebile perché priva Ambra della sua libertà fisica e soprattutto di quella interiore, costringendola a vivereuna vita che non le appartiene.
Le conseguenze di tale violenza sono devastanti, soprattutto in termini diisolamento sociale ed emotivo. Ambra si ritrova completamente sola, ignorata dalle istituzioni, non compresa dalla famiglia, abbandonata da una comunità incapace di vedere oltre le apparenze. Tuttavia, c’è un avvenimento che riesce a portare nella sua vita una nuova speranza, che per lei acquisirà un ruolo salvifico:la maternità. La nascita dei figli, infatti, diviene per Ambra un punto di svolta, una ragione per tornare a respirare e per riprendere lentamente consapevolezza del proprio valore e delle proprie capacità. La maternità le restituisce un ruolo, una dignità e soprattutto l’amore incondizionato che non aveva mai conosciuto prima. È attraverso i suoi figli che Ambra riesce a spezzare gradualmente la catena della violenza e del dolore, trasformandosi da vittima passiva in donna consapevole epronta a reagire.
Questa progressiva riappropriazione di sé è proprio il cuore dell’evoluzione di Ambra. All’inizio del racconto la vediamo adolescente fragile, quasi trasparente, completamente annullata dalla volontà altrui. Vive nell’ombra di una sorella preferita, cresce nella convinzione della propria inadeguatezza, costretta a maturare troppo in fretta, a convivere con responsabilità più grandi di lei. Eppure, è proprio nel momento più buio, quando la disperazione sembra avere la meglio, che comincia un lento e costante processo dirisveglio interiore. Ambra scopre dentro di sé una forza insospettabile, alimentata proprio dalle esperienze traumatiche che sembrano volerla annientare. È una metamorfosi dolorosa e lenta, fatta di tentativi, di cadute e riprese, di resistenze quotidiane e piccoli, grandi atti di coraggio, grazie ai quali si libera dalle catene che la vogliono soltanto come una vittima e prova a tornare protagonista della propria vita
Lo stile narrativodi Ambra C. èimmediato e crudo, pronto a restituire al lettore la realtà nella sua dimensione più dolorosa. La prosa asciutta, quasi spietata nella descrizione dei fatti e delle emozioni, consente una connessione immediata con l’esperienza vissuta dall’autrice e coinvolge il lettore fin dalle prime pagine in unvortice emotivodal quale è impossibile sottrarsi. Questa narrazione autobiografica, priva di mediazioni, rende più comprensibili le dinamiche psicologiche della violenza domestica: attraverso il racconto schietto e diretto, Ambra porta il lettore a percepire chiaramente il senso dioppressione,l’impotenza, lapaura, ma anche i momenti di forza e di orgoglio che lentamente emergono nella sua vita. Il linguaggio utilizzato, essenziale e quasi confidenziale, fa sì che il libro diventi una vera e propria testimonianza, più che una semplice narrazione, dalla grande forza persuasiva ed empatica.
L’autrice critica severamente ilruolo della società e delle istituzioni, troppo spesso assenti o inefficaci nel fornire supporto reale alle vittime. Numerosi episodi narrati nel libro mostrano chiaramente come l’intervento degli assistenti sociali sia spesso percepito dalla donna come superficiale e inadeguato, con il risultato di amplificare il senso di isolamento e sofferenza. 
Ambra C. si rifugia inluoghi che acquisiscono un forte significato simbolico, primo tra tutti il mare, che per lei rappresenta la libertà, il conforto e la momentanea fuga dal dolore quotidiano. È qui che ritrova una forma di pace interiore, che sembra prometterle il riscatto futuro. In contrapposizione a questo luogo positivo c’è senz’altro la prigione domestica, una gabbia senza sbarre, ma che relega la sua mente e la sua volontà. Ambra vive infatti nella costante sensazione di essere rinchiusa, privata della libertà e dell’autonomia. Anche da adulta, quando le minacce sembrano essere ormai lontane,Ambra convive con l’ombra lunga del terrore. È quella che si annida nei ricordi e nel rimpianto, perché la violenza lascia cicatrici sul corpo e cambia il modo di percepire la realtà. Questa paura sedimentata è forse il danno più subdolo della violenza, perché trasforma la sopravvissuta in unasentinella di sé stessa, sempre attenta a non provocare, a non sbagliare, a non “essere di troppo”.
La testimonianza di Ambra C. è una denuncia che chiama in causa l’intera collettività. La sua storia mette a nudo le falle del sistema, l’inefficienza delle istituzioni, la colpevole indifferenza sociale che ancora oggi lascia troppe donne sole di fronte alla violenza. È la prova che uscire da un contesto abusante non basta:serve una rete che ascolti, che creda, che intervenga. È un tassello importante in un discorso pubblico che deve farsi più ampio e strutturato, perché nessuna donna venga più lasciata sola. Raccontare, oggi, è un gesto politico: significa sottrarre terreno alla paura e restituirlo alla possibilità di un futuro diverso.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato