Comunicato Stampa: "Il giudizio delle anime": una favola nera sul panico dell’oggi e la salvezza del vedere

Un foglio bianco sul tavolo, ancora immacolato, in attesa di accogliere il tormento. E poi, d'improvviso, un vortice di immagini sconcertanti che prendono vita, come evocazioni di un inferno personale e collettivo. Donne con corpi deturpati, croci nere che sovrastano distese di macerie fumanti, volti immobili fissati in un grido silenzioso ed eterno, come a reclamare una giustizia che sembra impossibile da ottenere. È questa l’immagine potente e inquietante cheAlessia De Bellaevoca con sorprendente efficacia nel suo romanzo d’esordio,"Il giudizio delle anime", pubblicato dalGruppo Albatros il Filo. Attraverso la storia della protagonista,He, tormentata da visioni apocalittiche che prendono forma nei suoi disegni, l’autrice riflette con penetrante lucidità sullepaure contemporanee, portando alla luce illato oscuro e inespresso della nostra epoca.
La protagonista He è un simbolo moderno e drammaticamente reale della fragilità umana. Giovane donna segnata dalla sofferenza, conosce da vicino i demoni della paura, dell'ansia paralizzante e della paranoia che troppo spesso la isolano dal mondo, rinchiudendola in una prigione invisibile di dolore e insicurezza. Ilsenso di colpaper essere diversa, “sbagliata”, amplifica il suo isolamento emotivo e psicologico, tanto da impedirle di cercare aiuto o conforto. Questa complessità psicologica riflette il crescente malessere esistenziale e l’alienazione tipici della contemporaneità.He incarna infatti una generazione intera, quella che vive sospesa tra una realtà sempre più ostile e una dimensione interna spesso indecifrabile, continuamente minacciata dal rischio di essere sopraffatta dalle proprie fragilità.
Le visioni che tormentano He costituiscono un linguaggio metaforico attraverso cui Alessia De Bella esplora il disagio personale e collettivo del nostro tempo. Le immagini raccapriccianti che emergono dai suoi disegni, tra scene di morte, devastazione, fiamme e corpi martoriati, trascendono l'ambito privato e assumono un significato universale, quasi archetipico. Sono la rappresentazione di una colpa condivisa, una responsabilità collettivache l'umanità contemporanea sembra aver dimenticato o ignorato, preferendo vivere in un’indifferente cecità. Queste visioni terribili diventano così specchi scomodi, che riflettono la nostra incapacità di affrontare con coraggio i mali che affliggono il mondo, rivelandoci ciò che spesso non vogliamo vedere di noi stessi.
La narrazione procede attraverso un raffinato gioco di sovrapposizioni tra realtà e immaginazione, in cui i confini tra sogno e veglia diventano sfocati e indistinguibili. Centrale in questo delicato equilibrio è il disegno incompiuto, un’opera che He non riesce a distruggere in tempo e che finisce per preannunciare eventi drammaticamente reali. Attraverso questa immagine Alessia De Bella suggerisce che la realtà non è altro che la materializzazione delle nostre paure più profonde e inespresse. L’atto stesso di disegnare, quindi, assume una valenza catartica e rivelatrice, che pone il lettore di fronte al bivio morale della scelta: ignorare e nascondere o affrontare e rivelare.
Questo conflitto tra odio e salvezza attraversa tutto il romanzo. L’autricerichiama esplicitamente eventi reali,che simboleggiano una continuità inquietante di violenza e sopraffazione. Questi riferimenti fanno emergere con chiarezza il messaggio sottostante al romanzo: l’odio e la violenza non sono incidenti isolati, ma manifestazioni di una crisi più profonda e radicata, che riguarda l’essenza stessa della società contemporanea. Tuttavia, all’interno di questa narrazione dominata dalla disperazione e dalla crudeltà, emerge anche la possibilità della salvezza, rappresentata simbolicamente dalla figura della Madre, una donna che tende le braccia all’umanità intera nel tentativo estremo di redimerla. Questa dualità, questo continuo oscillare tra il male e il bene, riflette la complessità della condizione umana moderna e la necessità di compiere scelte morali.
La donnadiventa emblema della possibilità di salvezza, e non per doti soprannaturali o poteri taumaturgici, ma per una forza che risiede nell’origine stessa del femminile: lageneratività, il legame profondo con la terra, la compassione. È una Madre, invocata da un’umanità dolente e devastata, quella che si erge a controcanto dell’odio e della distruzione. Non un’eroina armata o una guida impavida, ma una figura ancestrale e archetipica che richiama le dee ctonie, le Vergini nere, la Mater dolorosa della tradizione cristiana. Alessia De Bella riscrive la simbologia della donna come custode dell’umano, facendone non l’opposto dell’uomo, ma il suo specchio di salvezza. La Madre, come nel mito e nel sogno, è ilgrembo della rinascita.
La scrittura di Alessia De Bella si nutre ditensione. È una lingua densa, tesa come un nervo, a tratti visionaria, che predilige l’accumulo di immagini, la saturazione percettiva, l’ossessione del dettaglio visivo. I periodi brevi, secchi, sembrano pulsare al ritmo del panico, sussultano con la protagonista, respirano con lei. Il narrato si alterna all’allucinazione, senza transizione, senza concessione all’esplicito. Non ci sono spiegazioni, solo immersione. Allo stesso tempo, il romanzo si costruisce come una sinfonia a crescendo, dove la suspense cresce sottotraccia, mescolandosi al disagio psichico, alla paranoia che scivola lentamente nel mistico, fino a lambire l’apocalisse. Il mondo, come l’io, non è più distinguibile dalla sua ombra. Questo slittamento è governato con sapienza, perché l’autrice non si limita a descrivere un incubo, ma ne orchestra lagraduale invasione del reale. È qui che De Bella dimostra la sua padronanza narrativa: trasforma il panico individuale prima in angoscia collettiva, poi in profezia.
Eppure,"Il giudizio delle anime"non è soltanto un grido o un ammonimento, bensì un’opera che ricorda cheil passo verso la consapevolezza è possibile. La protagonista non viene salvata: si salva nel momento in cui smette di chiedere salvezza. È la sua fragilità a diventare forza, la sua incapacità di ignorare il dolore a renderla sensibile alla verità. È nella capacità di riconoscere il proprio spaesamento che si annida la vera possibilità di redenzione.
Il racconto è in grado di posizionarsi comedispositivo critico contro la colpevole distrazione del nostro tempo, un romanzo civile travestito da incubo espressionista. Le date citate, 7 gennaio 2015, 7 ottobre 2023, sono fenditure nella trama del tempo attraverso cui irrompono la strage di Charlie Hebdo, Gaza, l’Ucraina, ogni forma di violenza globalizzata. È un libro che non tollera l’oblio e non accetta la neutralità, ma pretende attenzione.
"Il giudizio delle anime"è un’opera che brucia sottopelle perché costringe a vedere, e vedere davvero è sempre un atto doloroso. Alessia De Bella ci dona una storia nuda, scorticata, una favola nera che ricorda al lettore che l’inferno non è solo negli altri, ma anche in noi. E che solo un gesto d’amore può forse invertire la rotta. In un’epoca in cui ci rifugiamo nell’intrattenimento per fuggire dal pensiero, questo libro ci pone davanti allo specchio: ciò che vediamo è il riflesso della nostra colpa, della nostra fragilità, ma anche della nostra irriducibile possibilità di riscatto. Perché il giudizio, alla fine, non è che l’occhio con cui scegliamo di guardare il mondo.E ogni sguardo può essere l’inizio della salvezza.
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