Piano 5.0: «Serve una politica industriale a difesa delle filiere»
Se il Decreto 5.0 rappresenterà una spinta decisiva per il nostro Paese, ce lo potrà dire solo il tempo. Intanto però, come mondo imprenditoriale, possiamo fare qualche prima riflessione, che abbiamo avuto già modo di sottoporre qualche giorno fa alla premier Giorgia Meloni durante l’Assemblea generale di Confindustria a Roma.
Come ricordato dal presidente Emanuele Orsini, entro novembre gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno presentare un piano fiscale strutturale di medio termine. La nostra aspettativa è quindi quella che il nostro Piano Strutturale di Bilancio includa quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamente necessari.
Investimenti: è propria questa la parola chiave. Occorre prevedere serie politiche industriali e rilevanti incentivi agli investimenti. In altre parole, come ha ricordato Orsini, dobbiamo pensare ora a come proseguire con gli investimenti, con la spinta che ci deve dare Industria 5.0. Viceversa, rischiamo lo stallo o, addirittura, un passo indietro. Dobbiamo definire le priorità, e far convergere le risorse disponibili, immaginando una cornice pluriennale di finanziamenti pubblici e privati per difendere e potenziare le filiere industriali strategiche. Il problema, a nostro avviso, è che tale contesto si delinea con un sostanziale ritardo nella tabella di marcia.
Dopo mesi di annunci, e a seguito del passaggio in Corte dei Conti e della definizione della guida del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), la pubblicazione del Decreto 5.0 è arrivata solo lo scorso mese di agosto; la presentazione dello stesso risaliva invece a febbraio, quando il Min. Urso illustrò il provvedimento, definendolo «architrave della nostra politica industriale»: 6,3 miliardi di euro, che si sarebbero aggiunti, secondo le parole del Ministro, ai 6,4 miliardi previsti dalla legge di bilancio annuale, per la sfida green e digitale delle imprese nel biennio 2024-2025.
Insomma, se il raggiungimento del risultato è apprezzabile, meno consuete e consone ci sono sembrate le tempistiche, che hanno interessato il classico momento della sosta estiva e quindi portato con sé una maggiore difficoltà nel pianificare i programmi. L’apertura della piattaforma per la presentazione delle comunicazioni di completamento dei progetti di innovazione nell’ambito del Piano Transizione 5.0 è stata effettiva dalle ore 12.00 del 12 settembre.
La continua procrastinazione ci ha quindi portato di fronte a tempistiche molto pressanti, se consideriamo la data del 31 dicembre 2025, che rappresenta il termine ultimo, e presumibilmente senza possibilità di proroghe, per il completamento degli investimenti da parte delle imprese. Il Governo italiano deve rendicontare i costi entro giugno 2026 e sei mesi sono necessari al Ministero per questa analisi.
Il Piano Transizione 5.0 è, o dovrebbe essere, un intervento prioritario, al centro dell’azione del Governo, per consentire alle nostre imprese di accelerare i processi di innovazione e per vincere la sfida della duplice transizione digitale e green, in anni come questi dove si ridisegnano gli assetti geoeconomici e dove la congiuntura non è certo rassicurante.
Il 5.0, infatti, dovrebbe sostenere investimenti in beni strumentali e formazione dei lavoratori, anche per rendere il sistema industriale sempre più competitivo nei mercati europeo ed internazionale. Penso, ad esempio, a progetti sulla sicurezza, quali Smart Safety Lab dell’Università di Brescia, originato dalla Piccola Industria di Confindustria e delegato ad InnexHub, che potrebbe legarsi al Distretto dell’Innovazione, ma anche al tema della riattivazione delle miniere, che sta tornando di attualità.
Un quadro a cui si aggiunge un’ultima riflessione: i vincoli tecnici previsti dalla normativa precludono l’accesso alle attuali agevolazioni a molte imprese che pure hanno intenzione di avviare progetti anche consistenti di risparmio energetico. Alle parole, quindi, devono ora seguire i fatti: occorre vedere e toccare con mano le ricadute di questo piano sul nostro territorio, e ad oggi da questo punto di vista non possiamo certo dire di avere visto molto. Al Governo spetta l’ultimo passo: aiutare noi imprese a investire o, meglio, a semplificare l’esecuzione delle nostre idee. Solo così possiamo vincere la sfida che abbiamo davanti.
Franco Gussalli Beretta (Presidente Confindustria Brescia)
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