Un addio e un testimone da raccogliere

Gambara.
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Ci ha lasciato in questi giorni un caro amico, meglio un fratello maggiore, Battista Rongoni di Gambara. Andando a fargli visita mi ha colpito la frase di un conoscente: con lui se ne sono andati tutti, è finita un'epoca. Già, per quel che rimane del piccolo mondo antico di Gambara si è spenta, con la sua scomparsa, l'ultima voce narrante di una esperienza dei cattolici impegnati nel sociale e nell'amministrazione della cosa pubblica del tutto singolare. Gambara, nel dopoguerra e fino alla fine degli anni Sessanta, ricordava molto il paese sull'argine caro non solo a don Primo Mazzolari, ma anche a Guareschi. Il color rosso, politicamente parlando, prevaleva, ma non per questo mancavano autorevoli testimonianze di persone che contribuivano a far crescere la propria comunità nel solco della dottrina sociale cristiana. Tra i tanti, alcuni nomi usciti dallo stesso ambito locale. Piero Pansera, sindacalista, di cui all'omonimo premio provinciale per chi si distingue nell'assistenza agli anziani; Tullio Cavalli, educatore nelle scuole cattoliche della città, scrittore e commediografo impegnato ad evidenziare le ragioni della povera gente; Mirella Cerutti insegnante, imprenditrice gambarese e primo sindaco donna di Leno, testimonial ante litteram della reale possibilità di abbattere le barriere di genere ancora oggi così diffuse nel mondo politico ed infine Battista Rongoni, l'ultimo a lasciarci: salariato agricolo con pochi studi e molta scuola di vita. Da capo lega è tra i fondatori della Cisl bresciana nel difficile periodo della rottura del patto di unità sindacale tra le varie anime della Confederazione sindacale unitaria; in seguito, chiamato all'impegno amministrativo, in qualità di vice-sindaco, dimostra una tale capacità di lavoro e di ascolto dei problemi della comunità gambarese che lo fanno ricordare, ancora oggi come un modello di competenza e di onestà. Un esempio per tutti. Quando negli anni Sessanta una brutta crisi mette a rischio la sopravvivenza di una giovane realtà industriale del paese, non ha remore di alcun tipo, assieme ad altri pochi volontari, ad impegnare la propria credibilità, e non solo quella, nei confronti del sistema bancario per salvare dal fallimento un'azienda, tuttora operante sul territorio, e con essa il posto di lavoro di centinaia di persone. Con Battista Rongoni è finita una certa esperienza? Può essere; ma penso che i tanti giovani e meno giovani del volontariato gambarese, sotto altre forme, hanno raccolto il testimone lasciato loro in eredità dalle persone sopra richiamate e da altre ancora che hanno onorato con le loro opere la comunità gambarese e questo è un grande motivo di conforto.

Mauro Savino
Poncarale

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