Zipponi: «Ubriacatura ideologica: le persone non si affittano»

«Il mercato del lavoro è stato soggetto a un lungo periodo di anarchia», non ha dubbi Maurizio Zipponi. «In tal senso vi è stata una sorta di ubriacatura ideologica - spiega l’onorevole bresciano -, in particolare di alcuni governi convinti che con più lavoro precario si generassero più posti di lavoro. Considerare le persone come macchine da affittare, invece, è una relazione che non funziona».
Recentemente Zipponi ha pubblicato, per i tipi della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, «Fabbrica-comunità»: libro in cui l’ex sindacalista delinea un nuovo modo di fare impresa. La crescita economica di un’azienda, secondo la sua esperienza, va di pari passo con la crescita individuale delle persone che ne fanno parte e «il suo successo - sottolinea - nasce dalla coesione della "comunità" e dall’inclusione di tutti i partecipanti». Ecco perché Zipponi promuove il contratto di apprendistato, che a suo dire «va ripristinato come rapporto di lavoro principale perché - puntualizza - stimola il lavoratore a imparare un mestiere con l’obiettivo di essere assunto a tempo indeterminato e, contestualmente, consente all’azienda di avere una visione di lungo periodo. Dopotutto - evidenzia -, se è vero che le imprese bresciane cercano (e non trovano) alte professionalità, non possono buttarsi nel precariato e servirsi dei lavoratori per periodi brevi».
E poi: «Una persona lavora al meglio quando con questa occupazione può prospettare la propria vita».
Zipponi promuove non un salario minimo («ci sono già i contratti di lavoro nazionali che lo definiscono, basta renderli più efficaci e funzionali con una legge sulla rappresentanza dei lavoratori e delle parti sociali» chiarisce), bensì un aggravio delle spese legate ai contratti precari: «Se costassero il doppio - semplifica l’ex parlamentare - sarebbero disincentivati». Zipponi comunque è consapevole che il costo del lavoro in Italia è troppo alto: «Il 60% della paga lorda va allo Stato ed è un problema» conferma.
«Se è vero che non si può invertire la proporzione - chiude il bresciano - fossi nel sindacato o nel mondo delle imprese porterei al tavolo del Governo una sola proposta, meglio ancora se condivisa: chiederei che gli aumenti contrattuali vengano defiscalizzati per i prossimi cinque anni. Solo così si dimostra una visione di lungo periodo, per di più unanime e realistica».
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