Economia

Vino: 6,2 miliardi di export e le bollicine trainano il mercato

La categoria spumanti (del quale fa parte il Franciacorta) traina, per i vini fermi il mercato è statico
Brindisi tra i vigneti - © www.giornaledibrescia.it
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Le esportazioni di vino a fine 2018 valgono 6,2 miliardi di euro (+3,3%). Si consolida il ruolo di traino degli spumanti (categoria merciologica dove viene inserito il Franciacorta), ma per i vini fermi il mercato è molto più statico. In volume, le analisi di mercato presentano un trend delle esportazioni in calo dell'8% con circa 20 milioni di ettolitri. A soffrire di più sono appunto i vini fermi, che perdono il 5%. È lo scenario del settore vitivinicolo italiano illustrato dal workshop «Vino e mercati terzi» organizzato da Confagricoltura a Roma.

L'evento si inserisce nell'ambito nella quattro giorni di B2B organizzati da ConfagriPromotion con buyer provenienti da Stati Uniti, Giappone, Russia e Brasile e oltre cinquanta cantine partecipanti da tutta Italia.
Il principale mercato di sbocco per i vini italiani sono gli Stati Uniti, con 1,5 miliardi di euro e un trend in crescita. Sommando però il valore dell'export verso gli Stati Uniti con quello verso la Germania (circa 1 miliardo di euro) e il Regno Unito (0,8 miliardi) si arriva a 3,3 miliardi di euro: questo significa che più della metà del valore del vino esportato è venduto su tre sole piazze. «È naturale, quindi, - osserva Confagricoltura - che le imprese vadano sostenute nell'affrontare anche altri mercati».

«Confagricoltura - ha detto Giansanti - sostiene le imprese in questo percorso e ha aumentato il proprio impegno con un ricco programma di incontri commerciali in Italia e  all'estero. Serve tuttavia una regia complessiva che eviti la sovrapposizione di eventi internazionali e rafforzi la capacità di penetrazione sulle piazze mondiali dell'Italia vitivinicola»

Nel corso del Workshop è stato presentato il Focus estratto dal Wine monitor Nomisma, incentrato su quattro paesi molto importanti per il mercato italiano del vino: Stati Uniti e Giappone, due mercati consolidati per l'export italiano del vino; Russia e Brasile, ancora emergenti. «Il mercato americano è il primo mercato al mondo per importazioni di vino valore e lo è anche per l'Italia, dove noi manteniamo una quota del 33% sulle importazioni totali», ha spiegato Denis Pantini, direttore Area Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma. «Su questo mercato siamo forti esportatori di vini fermi sia bianchi che rossi, ma la categoria che è cresciuta di più' sono gli spumanti. Il prosecco è quello che ha trainato le nostre esportazioni in questo importante mercato. Ci sono delle tendenze che si stanno consolidando negli ultimi anni, una di queste è rappresentata dai vini rosè, in particolare quelli provenzali, che stanno aumentando sempre di più nelle loro quote di mercato».
Il mercato giapponese è un mercato altrettanto importante per l'Italia, ha detto ancora Pantini, «che sta crescendo e nel quale speriamo di crescere molto di più a seguito  dell'accordo di libero scambio concluso a febbraio di quest'anno. In questo mercato il leader principale è il Cile, che è cresciuto tanto grazie ad un accordo di libero scambio vigente già diversi anni».
Russia e Brasile, sono invece mercati ancora emergenti «nei quali - ha sottolineato Pantini - il vino pesa ancora poco sul totale dei consumi e l'Italia sta crescendo, ma è soggetta come gli altri concorrenti, all'andamento dell'economia. Ovvero negli anni in cui l'economia tira, anche il consumo di vino cresce così come quello di importazione, ma negli anni invece in cui rallenta, come successe in Russia nel 2015 e 2016 che c'è stato un calo dell'economia, purtroppo anche le importazioni si arrestano».

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