Economia

Vinitaly, 120 le aziende bresciane in fiera

Sono 120 le aziende bresciane in fiera, l'imperativo è quello di trovare compratori esteri
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I numeri sono lì a dirlo: senza un robusto incremento delle esportazioni il mondo del vino avrebbe le botti piene di prezioso nettare invenduto. Sul mercato interno non si può fare gran conto, non solo per il calo netto del consumo pro capite, ma anche perché una recente ricerca ha svelato che solo il 28% dei giovani beve vino abitualmente.

Il mercato mondiale è invece in tiro con la domanda che aumenta soprattutto in Cina e Usa, tanto che, dopo una vendemmia scarsa come quella del 2012, si parla di una carenza globale di 20 milioni di ettolitri (che è poco meno della metà di tutta la produzione italiana di vino nel 2012).

Anche giovedì mattina a Milano, all'ultimo piano dello storico Pirellone, è stato detto che «il traino della domanda estera è diventato essenziale per il comparto enoalimentare». A dirlo è stato il presidente della Camera di commercio si Sondrio che rappresentava Unioncamere (il presidente è Franco Bettoni) ed è stato ribadito dal neo presidente lombardo Roberto Maroni (particolarmente lieto di fare il suo primo brindisi presidenziale con vino della sua regione) e dal nuovo assessore all'Agricoltura, Gianni Fava. L'occasione è stata la presentazione delle partecipazione lombarda a Vinitaly 2013 che si tiene a Verona dal 7 al 10 prossimi, confermando il calendario con apertura di domenica che si è dimostrato azzeccato.

La Lombardia scommette sulla presenza a Vinitaly un buon gruzzolo di risorse ed è convinta che siano ben spese vista la fame di visibilità all'estero che circola. Il padiglione Lombardia, ormai stabilmente al Palaexpo vicinissimo all'ingesso in fiera, si è esteso fino ad occupare 8.500 mq con 203 aziende presenti, 88 delle quali sono bresciane su 120 firme di casa nostra che esporranno a Vinitaly. A crescere sono stati soprattutto gli spazi consortili con la Franciacorta a dominare da un lato, con una grande sala di degustazione, e la Valtellina dall'altro. Lo scorso anno il padiglione Lombardia è stato visitato da 50mila visitatori su 140mila totali. Ma chi c'era può testimoniare che ne sarebbero entrati di più se la capienza fosse stata maggiore.

Per la Lombardia (e per la nostra provincia che divide con l'Oltrepo' Pavese il primato nella produzione e negli ettari vitati) il vino è ormai affare serio. Basti dire che, comprendendo le aziende che producono uva, sono 6.992 le imprese coinvolte, delle quali 1.341 sono bresciane con 4.600 ettari a vigneto. E poi si tratta, per la quasi totalità, di vigne che producono vini a denominazione protetta.

Dove vanno i nostri vini? Alla regione risulta che vanno principalmente in Usa, poi in Svizzera, quindi in Germania, e poi in Giappone. Ma è il Giappone quello che ci apprezza sempre di più (+54% nel 2012) grazie soprattutto alla Franciacorta. Va notato che se la qualità è in crescita, sul fronte dell'export c'è ancora molto da fare. Da noi l'unica zona davvero forte all'estero è la Lugana (che esporta il 60% delle sue bottiglie). Per le altre zone, Franciacorta compresa (ora all'8% di export) c'è ancora molta da fare. Anche perché non è solo un problema di volumi di vendita. Nell'Italia della crisi è sempre più difficile farsi pagare (ed anzi l'obbligo di pagare a 60 giorni ha ingessato il mercato che manda gli ordini col contagocce), mentre chi esporta viene pagato addirittura in anticipo: franco cantina, franco banchina o alla peggio allo sbarco del vino in porto. Una bella differenza.

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