Una vertical farm biotecnologica nell’ex sito NK a Capriolo

Lo stabilimento ex Niggeler & Kupfer di Capriolo rinascerà come vertical farm, metodo di coltivazione agricola in serre tecnologiche in cui le essenze crescono in luoghi chiusi e controllati, nei quali la pianta si sviluppa sospesa su strutture a livelli differenti e, tramite la tecnologia aeroponica, con l’acqua e tutti i nutrimenti di cui ha bisogno che vengono nebulizzati direttamente alle radici, consentendo non solo di evitare l’uso di pesticidi, ma anche di ridurre il consumo di acqua utilizzandone meno del 95% rispetto all’agricoltura tradizionale.
Il progetto su Capriolo è della società friulana Zero che ha presentato ieri Future farming distric, uno dei più grandi siti di vertical farming al mondo che nascerà dal recupero dell’ex stabilimento Niggeler & Kupfer «con un investimento complessivo iniziale di 60 milioni ed in una fase successiva di altri 40 - rileva una nota della società - con completamento dei lavori nel 2025» e avvio delle prime produzioni entro la primavera 2022 con un progressivo incremento della capacità produttiva che, a completamento della fase uno, raggiungerà circa 1.300 tonnellate annue su una superficie di coltivazione in vertical farm di 31.000 mq.
La modularità e la rapidità di installazione della tecnologia Zero permetterà che la capacità produttiva venga installata progressivamente e rapidamente in base al livello della domanda del mercato. Il sito sarà dedicato alla coltivazione di una gamma di insalate mono varietà e mix, una selezione di erbe aromatiche e microgreens. A questa selezione di prodotti, in una fase successiva si aggiungeranno fragole tutto l’anno. L’occupazione dopo la fase di decollo del progetto sarà di un centinaio di persone.

Nata nel 2018 su iniziativa di Daniele Modesto insieme con amici o colleghi di formazione ingegneristica, bio tecnologica, unitamente a biologi molecolari, agronomi e analisti finanziari, Zero (il 20% del capitale è del gruppo russo Belaya Dacha e recente è stato l’aumento di capitale da 10 milioni) per abbattere i costi che fanno emergere la differenza tra l’agricoltura in serra tradizionale ed il vertical farming, ha sviluppato in house ogni singolo componente della serra; anche Barilla, attraverso il Venture Arm Blu1877, ha scelto Zero per l’avvio di un progetto che porterà alla produzione di materie prime vegetali in vertical farming: sfruttando la tecnologia proprietaria Zero modular architecture, verranno coltivati microgreen, come il basilico, per la preparazione dei sughi pronti.
Nell’annuncio del nuovo progetto presentato ci sono due chiavi di lettura importanti: la prima è che l’immobile di Capriolo avrà una nuova vita industriale senza esser demolito e verrà ristrutturato replicando il riutilizzo di un capannone dismesso a Pordenone (Capriolo venne costruito nei primi anni del 900 quando l’industria tessile era azionata dall’energia prodotta dalle tre centrali dell’acqua dell’Oglio che sono state cedute insieme allo stabilimento successivamente ampliato negli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso con 25.000 metri di coperture su 200.000 di area).
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La seconda è che il vertical farming di Zero porta a Brescia la sintesi di anni di ricerca e sperimentazione multidisciplinare tutto interno all’azienda friulana cui sono derivati lay out del processo di lavoro, software e tecnologie utilizzate nella coltivazione aeroponica (senza utilizzo di terra o substrati, solitamente utilizzati invece nell'idroponica) di insalate, rucola, erbe aromatiche e microgreens confezionate.
Nella squadra che ha rilevato l’ex NK anche Iseo Idro, espressione di una società di investimento specializzata nell’acquisizione e gestione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili fondata da un gruppo di imprenditori alto atesini e Gianantonio Tramet, imprenditore trevigiano che guida una società di intermediazione che offre servizi alla grande distribuzione.
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