Tra i campioni del welfare ci sono anche 5 imprese bresciane

Ci sono anche cinque imprese bresciane nel listino delle 105 «Welfare champion» (erano 22 nel 2017), cui è stato assegnato il rating 5W, il livello massimo per le eccellenze in ambito welfare aziendale. Sono: Farco Group di Torbole Casaglia, società dedicata a prodotti, servizi e formazione per la sicurezza dell’impresa; Galvanica Sata di Castenedolo, specializzata in trattamento superficiale dei metalli; La Nuvola cooperativa sociale onlus di Orzinuovi; Rubinetterie bresciane Bonomi di Gussago e Studio Sila, con sede in città, che offre consulenza del lavoro per aziende e cittadini. È il risultato del Welfare Index Pmi, l'iniziativa promossa da Generali Italia - con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio -, che promuove le piccolo-medie imprese italiane in Europa e, con il nuovo progetto Sme EnterPrize, premia i modelli di business sostenibili delle imprese stesse.
Più di 6mila imprese di tutti i settori produttivi sono state coinvolte nella 6ª edizione di Welfare Index Pmi, che, per la prima volta, misura l’impatto sociale del welfare aziendale su tutti gli stakeholder: lavoratori, famiglie, comunità, fornitori, consumatori. È stato presentato ieri a Roma il rapporto 2021, da cui emerge chiaro il concetto: il welfare aziendale genera impatto sociale e continua a crescere, con oltre il 64% delle piccole e medie imprese italiane che ha superato il livello iniziale; in 6 anni le imprese più attive nel welfare sono più che raddoppiate, passando dal 9,7% del 2016 all’attuale 21%. Il Covid ha cambiato il significato del welfare aziendale, che oggi vede l’impresa al centro della comunità con una nuova consapevolezza del proprio ruolo sociale. Con le best pratice, le imprese sostengono le priorità del Pnrr sui grandi asset del sistema Italia, generando una ricaduta importante su salute, donne, giovani, famiglie e comunità.
Secondo il Rapporto 2021, per affrontare la pandemia le imprese hanno attuato numerose iniziative di welfare: in ambito sanitario, dai servizi diagnostici per il Covid-19 (43,8%) ai servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) a nuove assicurazioni sanitarie (25,7%); nella conciliazione vita-lavoro, con maggiore flessibilità oraria (35,8%) e nuove attività di formazione a distanza (39%), nonché aiuti per la gestione dei figli e degli anziani (7,2%); a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, con aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%) e sostegno nell'educazione scolastica dei figli (4,8%). Offrendo, inoltre, contributi alla comunità esterna, come donazioni (16,4%) e sostegni al sistema sanitario e alla ricerca (9,2%). La gran parte di queste iniziative sono tuttora in corso e per il 42,7% delle imprese sono strutturali e permanenti. Inoltre, emerge che il 54,8% delle imprese che hanno inserito il welfare nella strategia aziendale ha registrato ritorni positivi sulla produttività. Guardando al futuro, due imprese su tre intendono rafforzare l'impegno sociale verso i lavoratori (67,5%) e verso gli stakeholder esterni: la comunità locale e la filiera produttiva (63,1%).
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