Economia

Telemarket, fine delle trasmissioni

Il fondatore: «Svendiamo tutto finché sono in tempo. Prima la crisi del 2008, poi il governo tecnico e ora il redditometro: un disastro»
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Fine delle trasmissioni. Esordio un po' duro per un epilogo amaro. Telemarket ha annunciato che cesserà le attività. E lo ha fatto direttamente dallo schermo: «Svendiamo tutto: quadri, sculture, tappeti, gioielli». L'operazione di vendita è partita nelle scorse settimane, adesso c'è anche l'annuncio ufficiale della cessazione dell'attività. «Così non potevamo andare avanti», dice Giorgio Corbelli, fondatore nel 1982 della società e della televisione: la prima in Italia che come unica attività aveva quella di acquistare e quindi vendere - tramite televisione - quadri, gioielli, tappeti e mobili con le offerte di vendita ed acquisto diretta.

«Chiudo finchè posso», continua Corbelli «e svendiamo tutto sperando di tirar fuori le risorse necessarie per pagare tutti», i fornitori e il centinaio di dipendenti. Un altro anno con vendite come il 2012 e ci sarebbero mancate le risorse». Il calo del fatturato, dunque, è il fattore scatenante. Lo scorso anno le vendite sono precipitate a 32 milioni, meno della metà dei 70 milioni del 2008 (anno d'avvio della crisi mondiale) e meno di un terzo delle vendite registrate nel 2005, annata da incorniciare per Telemarket.

«Il problema - dice Corbelli - è l'aria che ormai si respira in Italia contro chi acquista gioielli, opere d'arte o barche. Il redditometro del governo dei tecnici è stato la botta finale ed ha allontanato i due terzi dei nostri clienti. In questa situazione, ripeto, non si poteva andare avanti. E così ho deciso: si chiude finchè si può». Ma quello di Corbelli non pare essere un addio definitivo al mondo dell'arte e delle tv. L'idea è di esportare in Cina il modello Telemarket: «E' una possibilità concreta. In Cina ho già fatto cinque viaggi, ho incontrato dei potenziali soci interessati ad impiantare laggiù una struttura simile a Telemarket. Non c'è niente di definitivo: ci sto pensando».

Gli ultimi bilanci segnano i difficili anni trascorsi. Nel 2009, con 65 milioni di fatturato, la perdita fu superiore ai 12 milioni; l'anno dopo il fatturato scese a 62,2 milioni e la perdita salì a 13,2 milioni; nel 2011 - ultimi dati ufficiali - con vendite per 52 milioni la perdita si ridusse a 6,4 milioni.
«E' evidente che così non si poteva continuare. Oggi abbiamo in magazzino 100 mila pezzi fra tappeti, quadri, mobili, gioielli e l'attivo patrimoniale continua ad essere superiore al passivo per oltre 40 milioni grazie anche - ricorda Corbelli - alla cessione a Telecom, qualche anno fa, di reti e frequenze che ci fruttò 115 milioni». Ma il "tesoretto" anno dopo anno si assottiglia. Da qui l'annuncio della svendita e - per Telemarket - la fine delle trasmissioni.

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