Economia

Superbonus, Agliardi: «Così lo Stato mette le aziende in ginocchio»

Il blocco ora segue la mancanza di controlli prima, scrive il presidente Associazione Artigiani Brescia
La gru di un cantiere edilizio
La gru di un cantiere edilizio
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«Come la mia sono tante le aziende che rischiano di chiudere a breve, non ho più liquidità, è assurdo fallire con i lavori fatti e finiti, bisogna fare qualcosa e velocemente altrimenti sarà un disastro economico. Sono fuori di 1.640.000 euro, ho impegnato tutti i soldi, anche quelli di famiglia, pensando che pagassero. E ora che cosa faccio?».

Questo è uno dei tanti messaggi di disperazione che arrivano ogni giorno all’Associazione Artigiani di Brescia. È una situazione grave e preoccupante, c’è gente che vede sfumare un sogno, che rischia di perdere tutto. Il superbonus è una scelta del Governo che ha dato slancio al Pil, ma che ora si sta tramutando in una disastrosa débâcle: in questo momento rischiano di fallire non solo tante imprese, ma anche tutta la filiera di fornitori e di subappaltatori. Una situazione critica nella quale c’è un solo unico responsabile: lo Stato.

Da un lato lo Stato non ha stabilito un limite di spesa, un tetto raggiunto il quale si doveva chiudere il bando. Ha fissato solo un limite temporale (31 dicembre ’22 per le case unifamiliari, 31 dicembre ’23 per i condomini e 6 mesi in più per gli immobili Iacp). E ora, nelle centinaia di casi in cui il lavoro è stato avviato, i cantieri sono bloccati dall’incertezza generata dal fatto che le banche non ritirano il credito. È paradossale che delle imprese che hanno già fatto il loro lavoro, che hanno investito per terzi e sopportato l’aumento del costo dei materiali, oggi siano sull’orlo del baratro perché lo Stato non dà loro la possibilità di ottemperare a una norma dettata dallo Stato stesso: la cessione obbligatoria al sistema bancario.

Inoltre c’è stato un cambio delle regole del gioco che comporta per le imprese un ulteriore onere che non avevano preventivato. Gli istituti bancari che ancora ritirano il credito hanno fissato dei nuovi prezzi: fino a qualche giorno davano 97 euro ogni 100+10 versati, da ieri si è scesi a 95. E in questo momento di disperazione, quando nessuno ritira il credito, si accetta tutto, ma sappiamo bene che quest’anno l’aumento del costo del denaro e dell’inflazione porteranno a ulteriori ribassi.

Il presidente Draghi ha affermato che il superbonus ha fatto lievitare le frodi: è stato giusto richiedere maggiore attenzione e responsabilità da parte del fornitore e del cessionario del credito, ma non si può colpevolizzare tutto un settore quando le responsabilità sono chiare. Le frodi sono state possibili là dove non c’era il controllo: non nelle banche, dove gli advisor hanno passato al setaccio tutta la documentazione in ottemperanza alle norme di prudenza che lo stesso Draghi aveva indicato, ma dove non c’è stato controllo hanno ritirato crediti non esigibili, e si tratta, nella maggior parte dei casi, di Poste italiane e della Cassa depositi e prestiti. Come c’è la responsabilità civile e penale del fornitore e del cessionario, perché i vertici di queste due istituzioni statali, che hanno permesso le maglie larghe, sono ancora al loro posto?

Il paradosso è che tutta la filiera delle imprese, appaltatori e fornitori, ha lavorato nel perfetto rispetto delle norme e non sono tutelati dallo Stato, che è fruitore dell’Iva e delle tasse che hanno versato a giugno. Dov’è il rispetto dei contribuenti? Lo Stato ha grandi responsabilità. Oggi ci sono operatori finanziari che stanno incassando i crediti mettendo le imprese al muro e offrendo il 70 per cento, alcuni anche il 50 per cento. È una cosa vergognosa. L’Agenzia delle Entrate ha traccia di tutto, come mai lo Stato non sta facendo nulla per vietare queste forme di sciacallaggio? Solo lo Stato può trovare una via d’uscita con gli istituti di credito, dev’essere garante dell’impegno che ha chiesto alle imprese ed alle banche, che non hanno i polmoni infiniti, ma finiti, non c’è più respiro. E per questo continueremo a portare la voce delle imprese edili, dei subappaltatori, dei fornitori all’attenzione dei parlamentari bresciani perché si facciano carico di una situazione che deve trovare una soluzione subito, prima che si trasformi in un dramma sociale.

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