Economia

Streparava argina i danni del lockdown: bilancio da incorniciare

I ricavi si mantengono sopra i 200 milioni (-13%). Utile netto a 9,5 milioni. Il 2021 sopra i livelli 2019
Il presidente Pier Luigi Streparava con il figlio, l’ad Paolo
Il presidente Pier Luigi Streparava con il figlio, l’ad Paolo
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La soglia psicologica dei 200 milioni di ricavi non è stata scalfita. «Ci tenevamo particolarmente», confida l’ad Paolo Streparava. «Nelle drammatiche settimane del lockdown non avrei scommesso su questi risultati». Streparava Holding chiude l’esercizio 2020 con un bilancio consolidato da «incorniciare»: ricavi a 202,8 milioni, che si confrontano con il record storico di 232,6 milioni di fatturato toccato nel 2019 (-13%); un Mol/Ebitda in miglioramento a 18,7 milioni; ed un utile netto di gruppo a 9,5 milioni (era di 12,2 milioni nel 2019).

«Risultati molto positivi, frutto di un lavoro importante che abbiamo realizzato tutti insieme - commenta il presidente e cavaliere del lavoro Pier Luigi Streparava -. Durante la pandemia le parole resilienza e fragilità sono entrate nel vocabolario comune. Noi alla Streparava, pur non usandole, ne abbiamo applicato i significati: abbiamo saputo resistere agli shock e siamo rimasti quelli di prima; abbiamo sviluppato l’antifragilità, insieme abbiamo esaminato le nostre attività dando luogo ad una cosa migliore».

Streparava è leader nel mondo nella produzione di componenti powertrain e chassis di alta precisione, è fornitore dei maggiori produttori di veicoli commerciali e industriali, di autobus ed auto. Il gruppo (quest’anno compie 70 anni dalla fondazione ed ha regalato ad ogni dipendente del sito storico di Adro, 300 euro netti in welfare) possiede quattro stabilimenti in Italia (Adro, Borroni a Saronno, Spt Bazzano Valsamoggia, la fonderia Alunext a Sirone) e tre all’estero (Spagna, India e Brasile).

«L’effervescenza del mercato dopo il lockdown è stato un volano incredibile - spiega Paolo Streparava -. Non ci siamo fatti trovare impreparati. A premiare sono stati soprattutto i veicoli commerciali leggeri e le auto premium». L’ad offre una chiave di lettura: «La logistica è in grande fermento: c’è un forte sviluppo delle consegne su gomma dell’ultimo miglio. Ad esempio Amazon sta facendo grandi investimenti sui veicoli leggeri. Per noi questo si è tradotto in un nuovo record di sospensioni prodotte: di questo passo chiuderemo il 2021 con ricavi superiori al 2019».

Le soddisfazioni non finiscono qui. Lamborghini ha infatti confermato le sospensioni Streparava su tutti i prossimi modelli. Ma la commessa più prestigiosa è arrivata proprio nei giorni del lockdown: il gruppo di Adro è entrato a far parte dei fornitori Porsche. «Si sono affidati a noi per un progetto molto complesso, un componente per le sospensioni - spiega Paolo Streparava -. Non una commessa dal valore economico pesante, ma importante in proiezione futura».

La posizione finanziaria netta è positiva. Liquidità, che potrebbe essere indirizzata verso una acquisizione: «Il passaggio non sarà immediato - chiosa l’ad -. Abbiamo rilevato da poco il 51% della fonderia di alluminio Alunext. Non escludiamo altre acquisizioni, ma l’operazione non sarà a breve. Puntiamo ad una verticalizzazione di filiera. Ogni passo va pesato con attenzione. A anche perché sul settore incombe lo spettro dell’elettrico».

«Fit for 55», è il documento della Commissione Europea su energia e clima, reso pubblico qualche giorno fa, che ha destato notevole impressione nel mondo dell’automotive. Il documento prevede la riduzione del 100% delle emissioni inquinanti dei nuovi veicoli entro il 2035, che implica in concreto il divieto di vendita di nuove auto a benzina o gasolio dopo quella data.

«Credo sia una decisione profondamente sbagliata e che rischia di devastare il settore automotive - dichiara Streparava -. Peraltro il processo di produzione delle auto elettriche inquina più di quello dei motori endotermici; per contro il diesel di ultima generazione ha percentuali inquinanti bassissime». E ancora «Le case automobilistiche mondiali stanno investendo moltissimo. Lo facciamo anche noi: abbiamo contaminato i nostri prodotti con la meccatronica». Ed è solo il primo passo.

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