Siderurgia bresciana col fiato corto: inversione di rotta nel 2025

I Bilanci d’Acciaio 2024 di Siderweb – analisi presentata a Villa Fenaroli a una nutrita platea di rappresentanti dell’industria fusoria – racconta che sia nel 2023 sia nei primi mesi del 2024 la produzione bresciana, italiana e europea di acciaio è calata.
I dati
Nel 2023 l’ammanco nazionale è stato del 2,5% e quello europeo del 7,4%, mentre nei primi nove mesi di quest’anno il trend discendente di casa nostra ha continuato fino al -5,6% contato il 30 settembre (dati Federacciai).
Il momento non è felice e i prim’attori del settore non vedono l’ora di invertire la rotta. Si conta possa succedere nel 2025 ma, come spiegato dal professor Gianfranco Tosini dell’ufficio studi di Siderweb, «sarà difficile possa succedere nella prima parte dell’anno». La seconda però, e con questa anche il 2026 e il 2027, potrebbero rappresentare «l’avvistamento e il raggiungimento della luce in fondo al tunnel».
Le infrastrutture in aiuto

Come? Per Tosini in quei trimestri, ormai non troppo lontani, «si concretizzeranno le promesse di lavoro legate ai fondi del Pnrr europeo, con la costruzione nel nostro Paese di una serie di infrastrutture pesanti che richiederanno più acciaio per circa 1 milione e 200.000 tonnellate, quantità da sommare alla produzione ordinaria, stimabile tra i 28 e i 30 milioni di tonnellate, di cui 9 milioni destinati alle costruzioni.
Tra le infrastrutture acciaivore, bisognose soprattutto di tondino, vergella e laminati mercantili – ha continuato Tosini – le principali saranno ferrovie, strade e scuole. Tra le ferrovie servirà acciaio per la Tav e per realizzare numerosi tratti nel sud del Paese; tra le strade, per l’autostrada Mantova-Cremona, la Pedemontana e una tangenziale in zona Monza; per i lavori sulle scuole invece l’acciaio andrà all’antisismica, e in prospettiva potrà servire ben oltre gli anni del Pnrr».
Lo studio
La presentazione dei Bilanci d’Acciaio 2024 – giunti alla sedicesima edizione, realizzati in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università di Brescia, e sponsorizzati da Bper Banca e Regesta Group – è stata introdotta dall’amministratore delegato di Siderweb Paolo Morandi e da quello di Regesta Francesco Brunelli. Si è concentrata, come già premesso, sull’andamento della siderurgia negli ultimi semestri, con confronti tra 2022, 2023 e 2024.
Morandi ha ricordato che il lavoro nel 2024 «si è molto complicato, con gli ordini interni e l’export in diminuzione, la produzione industriale in forte rallentamento, e come conseguenza un calo dei fatturati». La tabella mostrata in seguito dal professor Carini ha evidenziato che il fatturato complessivo del 2022 era stato di 93 miliardi e quello del 2023 si è fermato a 79.
Redditività
Il professor Teodori invece si è concentrato sulla redditività delle imprese siderurgiche, con l’ebitda sceso sotto il 10% di incidenza sulle vendite (8,8%) a causa del minor assorbimento del costo del lavoro, conseguenza della decrescita dei ricavi e di marginalità che hanno superato di poco il 5% contro l’8% dell’anno prima.
Nel suo escursus Teodori ha sottolineato anche «la positività dell’incremento delle risorse dei soci e il fatto che gli ingenti utili prodotti nel 2022 (5,5 miliardi) sono stati in buona parte destinati ad autofinanziamento. Esaminando i dati principali colpisce infatti la crescita del 64% degli oneri finanziari, malgrado la contrazione sia dei debiti finanziari che della posizione finanziaria netta, ed emerge che l’aumento del costo del denaro ha avuto un impatto non trascurabile. Proprio per questo molte imprese hanno evitato di chiedere prestiti e si sono autofinanziate attraverso la dimissione di impianti della loro struttura».
Le aziende premiate
A fine mattina Siderweb ha premiato le sei aziende dell’acciaio italiano con i migliori tassi di crescita: la bresciana Steelmetal, la bergamasca Sandrini Metalli, l’udinese Acciaierie Bertoli Safau, la milanese Ronconi, la trevigiana Trafilerie Westalpine Wire e la monzese e brianzola Cps.
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