Economia

Sensori a garanzia dell’integrità degli aerei: Leonardo trova la soluzione con I&T Nardoni

Erminio Bissolotti - Elena Bolpagni
La realtà di Folzano si è rivelata determinante per lo sviluppo di speciali «controlli non distruttivi»
Giuseppe Nardoni, il primo a sinistra, con alcuni colleghi nella base dell’Aeronautica militare
Giuseppe Nardoni, il primo a sinistra, con alcuni colleghi nella base dell’Aeronautica militare
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Il Centro aerospaziale di Leonardo si affiderà alla I&T Nardoni Institute di Folzano per la realizzazione di uno speciale sensore in grado di eseguire «controlli non distruttivi» sulle ali degli aerei.

In parole più semplici, la società a controllo pubblico (il maggiore azionista è il Ministero dell’Economia e delle finanze e l’amministratore delegato è l’ex ministro Roberto Cingolani) era alla ricerca di un sensore capace di effettuare rilievi volti a trovare i difetti di una struttura o di un materiale (in questo caso appunto il longherone nell’ala di un aereo), attraverso metodi che non alterassero il medesimo materiale e non richiedessero la distruzione o l’asportazione di campioni dalla struttura (l’aereo nel nostro caso).

Con questa esigenza, il Centro aerospaziale Leonardo ha fatto appello a tutti i suoi fornitori sparsi nel mondo, trovando una soluzione solo grazie al contributo offerto dalla I&T Nardoni Insitute.

Il punto

La realtà di Folzano guidata dalla famiglia Nardoni (Giuseppe Nardoni è il presidente, i figli Diego e Pietro i consiglieri delegati) vanta un rapporto più che ventennale con Leonardo: la società bresciana e il colosso tricolore da anni collaborano alla realizzazione di una ricerche sulle emissioni acustiche. Studi peraltro già presentati nel corso di una conferenza organizzata dalla Commissione europea a Goteborg.

Va detto che per la realizzazione del fatidico sensore dedito ai «controlli non distruttivi» sulle ali degli aerei si è rivelato determinante anche il contributo prestato dallo Uarc (Ucraina aerospace research center) di Lviv, dove si è costruito il più grande aereo da trasporto, l’Antonov 225.

Il sensore «ideato» da I&T Nardoni riesce a percepire difetti passando attraverso materiali e cuscinetti d’aria tra il longherone e l’ala.

La sua peculiarità risiede nella potenza della sua penetrazione, che è stata creata con multipli di campi magnetici miniaturizzati. «Grazie al contributo dell’ingegnere Valentin Uchanin dell’Uarc, in trasferta nella nostra azienda, siamo riusciti a realizzare questo prodotto tecnologico - ammette Giuseppe Nardoni -: questi tipi di controlli sugli aerei vanno eseguiti tassativamente dopo un periodo definito attraverso prove di fatica che determinano l’inizio delle fessurazioni. Le prove di collaudo e fatica indicano in modo preciso tempi e punti di formazione delle cricche».

I precedenti

Va infine sottolineato che l’esperienza della I&T in ambito aerospaziale non si esaurisce con questa collaborazione con Leonardo. In passato, l’azienda di Folzano ha studiato un prodotto, sempre in ambito aerospaziale, per il controllo delle palette dei compressori che generano «cricche» (difetti) all’attacco della base, in questa occasione il problema era più semplice, in quanto la «cricca» era «affiorante» (non nascosta).

Il sensore era stato presentato a Seattle, in America, alla base del Boing. Da questo sensore, dopo sei mesi di sperimentazioni e progettazioni intensi, si è arrivati a capire come raggiungere la penetrazione necessaria per il problema dei controlli sui longheroni. «Il risultato - aggiungono dalla sede della società - è frutto anche di partecipazioni a conferenze specialistiche non solo in campo aerospaziale, ma anche in ambito petrolifero e nucleare». A maggio la realtà bresciana ha anche partecipato all’ottavo convegno Aerospace a Sarzana, svoltosi nella base elicotteristica dell’Aeronautica militare.

L’azienda I&T Nardoni Institute nasce nel 1988 e ha da sempre nel suo Dna la continua ricerca delle tecnologie più avanzate sulla diagnostica, grazie anche alla vasta esperienza del titolare, Giuseppe Nardoni, luminare nel settore delle prove non distruttive dal 1965, che ha tramandato la sua passione ai figli Pietro e Diego, a fianco del padre ai vertici dell’azienda. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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