Sarassi: «Il futuro metalmeccanico dipende dal contratto collettivo»

«Oggi non siamo qui solo per difendere i nostri diritti ma per il futuro di un intero settore, che è il cuore dell'industria italiana: la metalmeccanica». Con queste parole cariche di emozione, pronunciate al microfono milanese da Luca Sarassi (Rsu della Fim ed operatore della Cobo di Leno), Brescia è diventata protagonista della mobilitazione che ha portato nel capoluogo meneghino rappresentanti sindacali da tutta la Lombardia.
L’intervento
«Il contratto collettivo nazionale che ci lega non è solo un accordo – ha ricordato a tutti l'rsu rappresentante della Fim – è la base di un sistema che permette alle nostre aziende di crescere, innovare e competere a livello internazionale. La proposta di Federmeccanica è stata presentata come una piattaforma Esg, pensata per rispondere alle sfide della sostenibilità economica e ambientale, e della responsabilità sociale, ma noi non vediamo niente di tutto questo.
«Vediamo invece», ha continuato, «una proposta che non offre vere risposte alle esigenze di chi lavora ogni giorno per sostenere il settore metalmeccanico. La sostenibilità reale si costruisce tutelando le persone, garantendo salari giusti e quindi sicurezza sociale, e una qualità del lavoro rispettosa della dignità di chi lo svolge. Queste sono le esigenze fondamentali e secondo noi Federmeccanica non ne sta tenendo conto. Se non si arriverà a un'intesa non sarà un problema per i soli lavoratori ma per tutto il sistema industriale italiano. Il contratto metalmeccanico è la spina dorsale della nostra manifattura, senza un accordo equlibrato non ci sarà vero sviluppo, non ci sarà crescita, non ci sarà innovazione e non ci potrà essere nemmeno fiducia nel futuro».
L’adesione
Secondo quanto comunicato da Fiom, Fim Cisl e Uil, a Brescia l'adesione allo sciopero è stata capillare ed ha coinvolto 40 tra le principali aziende metalmeccaniche, con percentuali tra 50 e 100%. In alcune fabbriche l'astensione dal lavoro è arrivata a otto ore e non alle quattro proposte dai sindacati, come successo alla Alfa Acciai, alla Ghidini Trafilerie di Lumezzane, alla Ferriera Valsabbia di Odolo, alle Acciaierie Venete di Odolo e alla Imp Pasotti di Pompiano. In queste aziende l’adesione allo sciopero è compresa tra l’80 % ed il 95%.
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