Economia

RoboGo, la piattaforma mobile camuna che cambia il lavoro nei porti

Giuliana Mossoni
Presentato a Trieste il robot progettato dall’ingegnere bresciano Luca Zambarbieri
La piattaforma Irene nel molo di Trieste © www.giornaledibrescia.it
La piattaforma Irene nel molo di Trieste © www.giornaledibrescia.it
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Un sistema robotico semi sommergibile, progettato per la manutenzione evoluta delle strutture portuali, una piattaforma mobile e intelligente, capace di lavorare sotto le banchine in totale sicurezza, effettuare idrodemolizioni, aspirare materiali e trattare l’acqua in modo sostenibile. È RoboGo, presentato in anteprima giovedì a Trieste e destinato a cambiare, facilitandola, la gestione delle lavorazioni nei porti di tutto il mondo.

Dietro questa innovazione c’è un ingegnere bresciano, originario di Berzo Demo, in Valcamonica: Luca Zambarbieri l’ha ideata, sviluppata e realizzata per la Sid (Società italiana demolizioni), realtà del gruppo Atb presieduto da Sergio Trombini (presente a Trieste), di cui è direttore tecnico. Zambarbieri ha messo al servizio della robotica portuale la sua lunga esperienza maturata tra demolizioni speciali, cantieri complessi e progettazione tecnica avanzata.

Le origini

RoboGo nasce da una collaborazione tra Sid e Icop Spa, che ha portato alla realizzazione di un sistema unico, frutto di mesi di sviluppo e test in ambiente reale. Una sinergia nata e consolidata durante l’attività di demolizione e riconversione dell’area a caldo dell’ex acciaieria di Trieste. La presentazione di RoboGo è avvenuta al Molo VII del porto triestino, dove il robot è entrato in funzione per la prima volta nell’ambito di un cantiere finanziato con fondi Pnrr, alla presenza del viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi.

A presentare progetto e innovazioni è stato lo stesso Zambarbieri in apertura d’incontro; con un pizzico d’emozione ha affermato che: «Non volevamo solo progettare una macchina, ma ripensare radicalmente il modo in cui si interviene sotto le banchine. Sotto il livello del mare ci sono strutture da ispezionare, riparare e mantenere, spesso in condizioni pericolose. RoboGO nasce per rispondere a questa necessità, in modo sostenibile, preciso e senza esporre l’uomo al rischio. La nostra visione è che l’innovazione debba partire dai problemi concreti del cantiere. Non è un prodotto di laboratorio, ma una risposta ingegneristica nata sul campo, tra esigenze operative e vincoli reali. Vengo dalla montagna, dove ogni traguardo si conquista con pazienza e tenacia, ed è proprio questa mentalità che mi ha fatto vedere nel mondo marittimo un’opportunità. Lavorare sott’acqua, in ambienti complessi e con strumenti avanzati, è una sfida che si può affrontare solo col giusto spirito».

La tecnologia

Il robot è equipaggiato con bracci per l’idrodemolizione, moduli per la raccolta dei materiali, un sistema autonomo di trattamento delle acque, sensori avanzati, software basati su intelligenza artificiale e controllo remoto, rappresentando una sintesi evoluta di meccanica, automazione e sostenibilità. Al momento non è stata avviata ufficialmente alcuna interlocuzione internazionale, ma la piattaforma potrà essere applicata in altri contesti simili, sia in Italia sia all’estero.

«Credo che RoboGo – conclude Zambarbieri – sia anche il simbolo di come le competenze bresciane, tradizionalmente legate all’industria, all’edilizia e alla meccanica, possano contribuire a rivoluzionare settori apparentemente lontani, come quello portuale e marittimo». La piattaforma è stata chiamata Irene, il nome della compagna brenese di Zambarbieri.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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