Economia

Quando lo sport è lavoro: nel settore 400mila addetti

Ha raggiunto una dimensione economica pari a 22 miliardi di euro. Per ogni euro investito, tre vengono generati come ritorno sociale
Quando lo sport diventa lavoro -  © www.giornaledibrescia.it
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In Italia il settore dello sport ha raggiunto una dimensione economica rilevante pari a circa 22 miliardi di euro, con un contributo al Pil nazionale dell’1,3%. Si conferma una vera e propria industria, con un potente effetto leva in termini di ricadute economiche e un’incidenza significativa a livello occupazionale.

Il settore conta circa 400mila addetti attivi lungo la filiera estesa dello sport, che vede la presenza di oltre 15mila imprese private e circa 82mila enti non profit. L’84% del valore del mercato deriva dall’indotto attivato, oltre 10 mld di Pil dello sport è generato dalle attività strettamente connesse (quali la produzione e vendita di attrezzature e abbigliamento sportivo) e altri 8,4 mld da comparti connessi allo sport in senso lato (quali i media sportivi, i servizi turistici, di trasporto e quelli medici).

Numeri non indifferenti, ai quali contribuiscono anche e soprattutto le tante piccole realtà sportive di provincia. Lo spaccato emerge dal «Rapporto sport 2023», prima indagine di sistema presentata dall’Istituto per il Credito sportivo e da «Sport e salute». Nonostante lo sport incida positivamente sul tessuto sociale delle comunità, non è ancora disponibile una base dati idonea a dimostrare, in termini quantitativi, la dimensione di impatto delle iniziative sportive, siano esse progetti impiantistici o programmi di promozione dell’attività fisica. Dal Rapporto però si evince che la valutazione di impatto ha restituito un indice medio dello Sroi (Social Return On Investment) di 3.0; ossia, per ogni euro investito nello sport sono stati generati 3 euro di ritorni sociali. «Da quello che emerge non conta tanto l’ammontare dell’investimento, ma la capacità di creare aggregazione. Anche un piccolo investimento può avere un ritorno sociale molto elevato - ricorda Beniamino Quintieri, presidente dell’Ics -. C’è poi un dualismo tra Nord e resto paese, nello sport ancora maggiore di quello che si osserva guardando i tradizionali valori economici. Si pone una questione di infrastrutture: la cosa interessante è che l’impatto sociale di un investimento nello sport nel Sud sarebbe più alto di quello del Nord. Investire nel Sud, infatti, creerebbe maggiori benefici».

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