Il «Patto per la competitività» di von der Leyen e l’eco di Draghi

I giochi sono fatti, non senza difficoltà. La seconda Commissione presieduta da Ursula von der Leyen ha ottenuto il via libera dal Parlamento europeo, con una maggioranza risicata e alle spalle una complicata partita sulle nomine dei commissari.
Ma al di là dell’accidentato percorso che ha portato a un von der Leyen bis e agli ostacoli che incontrerà lungo il suo percorso quinquennale, la politica tedesca non ha tardato a porre le basi del suo percorso. «Radunerò la mia squadra a partire da lunedì. E ci metteremo al lavoro» ha detto a margine della votazione a Strasburgo, segno che quanto annunciato nel discorso programmatico del 18 luglio vuole essere messo nero su bianco il prima possibile.
Le parole
E su un punto, avocando a sé anche tutta la partita dell’automotive, è stata perentoria: la competitività dell’economia e dell’industria europee sono una delle massime priorità. Von der Leyen ha parlato davanti ai parlamentari di un «Patto per la competitività», una «bussola» secondo le parole della stessa leader europea e insieme un disegno politico-industriale che poggia le sue basi su tre pilastri.
Il primo è la volontà di colmare il divario di innovazione con Stati Uniti e Cina, con la spesa delle imprese per ricerca e sviluppo che in Europa rappresenta circa l’1,3% del Pil, l’1,9% nel Dragone e negli Usa sale fino al 2,4%.
Secondo elemento è la redazione di un piano congiunto per la decarbonizzazione e la produttività dell’industria Ue.
Infine c’è il preciso intento di aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze, in primis quelle energetica e delle materie prime critiche, memori delle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina che ancora fanno sentire i loro effetti: «Le dipendenze eccessive possono trasformarsi rapidamente in vulnerabilità, ecco perché catene di approvvigionamento stabili e sicure sono così vitali - le parole della presidente -. Le materie prime essenziali sono l’esempio più ovvio. Occorrono partnership che acquisiranno importanza nel mondo sempre più pericoloso di oggi».
Debito comune
L’eco del Piano Draghi è palese, esplicito di certo negli obiettivi meno negli strumenti per raggiungerli (nessuna parola su un possibile debito comune in stile NextGenerationEu). Per von der Leyen però questo piano «fornirà un quadro all’interno del quale si inseriranno tutte le altre iniziative del nostro mandato».
Ecco perciò il Green Deal, con la rotta già segnata che verrà seguita sebbene «per aver successo dovremo essere più agili e accompagnare meglio persone e imprese lungo il percorso» ha spiegato anticipando un possibile ripensamento.
Un capitolo specifico del discorso von der Leyen l’ha riservato all’automotive, dove «occorre progettare soluzioni insieme mentre questo settore attraversa una transizione profonda e dirompente. L’industria automobilistica europea è un orgoglio europeo e milioni di posti di lavoro dipendono da essa. E insieme dobbiamo assicurarci che il futuro delle auto continui a essere realizzato in Europa». Ciò verosimilmente non significherà un passo indietro sullo stop alle auto nuove a benzina e diesel dal 2035 ma almeno il rinvio della scadenza 2025 sui livelli medi di emissione di CO2.
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