Economia

Opas di Intesa Sanpaolo su Ubi, superata quota 50%

Il fondo Silchester rompe gli indugi. La Consob, intanto, ha disposto la proroga d'ufficio del periodo di adesione fino al 30 luglio
La sede di Ubi Banca a Brescia
La sede di Ubi Banca a Brescia
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Il fondo Silchester rompe gli indugi e, secondo fonti finanziarie vicine all'operazione, aderisce all'offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. Con la quota dell'8,5% detenuta da Silchester e le adesioni di ieri al 43,48%, l'operazione supera di gran lunga la quota del 50% più una azione. La Consob, intanto, ha disposto la proroga d'ufficio del periodo di adesione per ulteriori due giorni di negoziazione e quindi fino al 30 luglio.

La decisione della Consob arriva dopo i chiarimenti ai rilievi sulla tabella inerente al «Valore del titolo Ubi Banca in base all'offerta di Intesa Sanpaolo» pubblicata sul sito internet dell'ex popolare. Dopo il comunicato stampa di Ubi diffuso ieri e considerato che la pubblicazione è «avvenuta - è scritto nella delibera Consob - in prossimità della conclusione del periodo di adesione (28 luglio 2020) e che, pertanto, appare necessario consentire agli azionisti di Ubi Banca di disporre di un'informativa completa e corretta per un adeguato periodo di tempo», la Consob ha deciso d'ufficio ad una proroga del periodo di adesione dell'Offerta.

Dura la presa di posizione di Intesa Sanpaolo che, attraverso un portavoce, sottolinea che la decisione della Consob è «motivata dai comportamenti tenuti da Ubi nei confronti dei suoi azionisti cui non ha rappresentato con chiarezza tutti gli elementi più rilevanti della nostra offerta». In vista della chiusura dell’Opas, Ubi in Borsa ha fatto registrare un tonfo dell'8,82%, a 3,326 euro mentre Intesa ha ceduto lo 0,77% a 1,801 euro, allontanandosi dai valori dell'offerta. La performance in Borsa è motivata dal fatto che i titoli di Ubi acquistati sul mercato non potranno più essere apportati all'Opas di Intesa Sanpaolo e dunque non sono più supportati dal premio implicito nel concambio, pari al 44,7% rispetto alla valutazione precedente il lancio dell'operazione.

Negli ambienti finanziari, intanto, si ritiene «probabile» che l'offerta raggiunga il 66,67% di adesioni e, probabilmente, di andare anche oltre. Una quota che consentirà a Intesa Sanpaolo di garantirsi il controllo dell'assemblea straordinaria e procedere alla fusione con Ubi e alla vendita degli sportelli a Bper. L'offerta sarà comunque efficace con le adesioni al 50% più una azione del capitale di Ubi. Come accade in questo tipo di operazioni i giochi sulle adesioni si chiuderanno all'ultimo minuto. Gli investitori istituzionali, ad esempio, probabilmente consegneranno il loro pacchetto di azioni il 30 luglio mattina, in modo da non perdersi eventuali opportunità dell'ultima ora. L'offerta ha già incassato l'adesione dei grandi soci come le Fondazioni Crc (5,9%) e Banca del Monte di Lombardia (3,9%), di Cattolica (1%) e del patto dei soci bresciani (8%), mentre quello degli azionisti bergamaschi ha deciso di lasciare libertà di scelta.

Oltre ai grandi soci, Intesa Sanpaolo guarda con grande interesse anche ai piccoli azionisti, molti dei quali, nell'ultima settimana, hanno deciso di vendere sul mercato per evitare le pastoie burocratiche delle procedure di conferimento. Si tratterebbe, in particolare, di una quota del 15% passata ai fondi arbitraggisti che puntano sostanzialmente a guadagnare sulla differenza tra il prezzo d'acquisto e il concambio dell'operazione (1,7 azioni Intesa per ogni titolo Ubi più la componente in denaro pari a 0,57 centesimi in contanti, ndr). C'è poi l'incognita del fondo Parvus che detiene il 7,9% del capitale di Ubi e che non si è mai sbilanciato sulla decisione da prendere. Per coloro che hanno deciso di restare fedeli a Ubi, invece, ci sarà un concambio che non incorpora nessun premio di maggioranza e nemmeno la componente in denaro.

 

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