Economia

Mompiano, il posto delle fragole e non solo

Anche di insalate, pesche, marmellate... È la Calina di Mompiano, azienda a 500 metri dalla metropolitana.
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Sì, posso essere d’accordo. «Il posto delle fragole». Il titolo può apparire quasi scontato. Però non banale. Perchè se è vero che il film che più di mezzo secolo fa lanciò Ingmar Bergman è una storia di conversione e di esaltazione degli affetti, ebbene, se così è - e lo è - allora sì, anche questo è il nostro - il suo - posto delle fragole: un posto a suo modo di conversione, di esaltazione di una nuova passione, il posto dove la vita si rigenera.

Esagerato? Forse. Ma questa è la storia di Valeria Ascari e della sua Calina, un’azienda agricola (oggi forse la più grande della città) che sta a 500 passi dalla stazione del metrobus, a Mompiano, nella Valle di Mompiano. Una sorta di azienda agricola urbana che la Valeria ha deciso prima di acquistare e poi di valorizzare.

Valeria Ascari è una signora che dichiara senza falsi birignao i suoi 65 anni: fa bene: li porta alla grande e con una vigoria e scioltezza rare. Ai più, il suo nome dirà poco. A chi fa l’imprenditore forse dice qualcosa di più. La Valeria, infatti, con la sorella è stata artefice di una fra le storie più felici della nostra imprenditoria impiantando e portando ai vertici una società - la Honyvem - che operava in un campo piuttosto inconsueto: informazioni commerciali e banche dati con cento e passa dipendenti. Una storia di successo confermata dal pressing che le due sorelle avevano da primari gruppi nazionali e internazionali interessati a rilevare quel piccolo gioiello fino a quando - era il 2008 - arrivò la classica proposta cui non si poteva dire no. Vendettero. Cariche di soddisfazioni e sostanze milionarie: se scrivo una ventina di milioni credo di non sbagliare di molto.

La Valeria poteva anche, come si dice, ritirarsi a vita privata, ricca e felice. E invece no. Gli capitò fra le mani l’occasione di rilevare, e la faccio breve, la Calina. Una meraviglia: 130 ettari fra piano e monte: prima il giallo della colza con intorno il pescheto e poi su su per la Val Fredda fino alla Margherita e di qua fino alle antenne dei ripetitori. E quaggiù, al piano, pesche, mele, ciliegi, gli albicocchi («i più difficili da coltivare»), i tunnel delle serre, la microstruttura che dovrebbe funger da cascina.

In questi giorni la Valeria ha aperto lo spaccio. «L’idea - mi dice mentre giriamo la campagna a bordo di una vetturetta di quelle dei campi da golf - è quella di essere l’ortolana del quartiere, di un pezzo di città. Anche se è più faticoso, noi coltiviamo un po’ tutte le verdure: piselli, cornetti, i finocchi, pomodori, e guarda qua che fragole», dice esibendo profumatissime cassette rosse di passione. «È più complicato coltivare un po’ tutto, ma a me l’idea piace: uno sa che se viene qui può fare scorta di verdure, come se avesse l’orto in casa».

In giro alla Calina, la Valeria Ascari è un po’ che ci gira. Ma di fatto è da tre che ha deciso di metterci del suo, non solo capitali ma soprattutto tempo, passione, lavoro. Quando in tante vanno in pensione lei, in pratica, si è reinventata un altro mestiere: imprenditrice era e imprenditrice è tornata. Ma qui - alla Calina - c’è altro. Qui sui campi si scopre la dura legge della terra. Che non è solo bassa (è il meno), ma che è legata al cielo, al meteo. Metà della redditività, per dirla in termini classicamente industriali, non sei tu che la fai: è l’Altissimo.

E poi bisogna metter nel conto i tempi del ritorno dell’investimento. Ma qui l’impressione è che la Ascari sia avvertita. Quando t’imbarchi in una storia come questa, metter nel conto tempi lunghi è un obbligo, anche se - ma è sempre un’impressione - la cosa non sembra essere la cosa più importante.

Intendiamoci: non che i conti siano un optional, questo no. Ma, insomma, c’è tempo. Il primo obiettivo è quello - dice sempre lei - «di fare cose belle e buone».

Alcuni progetti stanno partendo adesso. Allora: un minilaboratorio (ma proprio mini) per fare marmellate e passate. A settimane entra in funzione. Un nuovo meleto è stato da poco piantato. Si vanno a reimpiantare e cambiare le pesche che oggi con 2780 piante sono la produzione principale. Poi c’è il pollaio. Micro: 25 galline prese a Padova. «Ci provo». Bellissimo il mini-pollaio con il suo pezzo di terreno recintato. «Se la cosa funziona passeremo a cento», dice la Valeria. «Mi piacerebbe aprire la Calina alle scuole, far vedere ai ragazzi piante e galline».

Ma c’è altro. E l’altro è che la Calina diverrà più piccola. Il progetto, ormai definito e con tutti i timbri e delibere, è questo. Da 130 ettari la Calina si ridurrà ad un decimo. Resterà di13 ettari, mantenendo frutteti e grano e colza, ma si restringerà non poco.

Un bel pezzo di area piana e le colline andranno al Comune: 117 ettari che saranno quello che potrà essere una sorta di parco della Valle di Mompiano. La Ascari, in cambio, ha avuto cubature in altre zone della città. Al Comune il cambio è piaciuto. Via libera trasversale in Loggia. Adesso serve un progetto per il nuovo parco.

Gianni Bonfadini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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