Economia

Luca Venturelli, il bresciano creatore degli anti-atomi

Docente a Ingegneria a Brescia, è capo-team dei fisici italiani che al Cern ha portato a segno l’esperimento.
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Luca Venturelli è il coordinatore italiano del gruppo di fisici che il 21 gennaio scorso ha comunicato al mondo di aver creato il primo fascio di anti-atomi nella storia, Venturelli continua a dividersi tra le aule della Facoltà di Ingegneria di Brescia e gli acceleratori del Cern di Ginevra.
 
La creazione di un fascio di 50 anti-atomi al secondo è stata realizzata dall'equipe di fisici nel 2012 ed è uno dei primi fondamentali passi per studiare le caratteristiche dell'antimateria. «A ogni particella corrisponde un'anti-particella dalle medesime caratteristiche ma di carica elettrica dal segno opposto» spiega Venturelli.
 
Per prima cosa al Cern sono stati creati anti-elettroni e anti-protoni tramite urti controllati a fortissima velocità, poi il team Asacusa di Venturelli ha manovrato con appositi campi magnetici le nuvole di anti-materia sovrapponendole e creando così atomi di anti-idrogeno. Ma il lavoro va avanti. Il nuovo obiettivo è lo studio dei livelli energetici dell'anti-materia per arrivare a una migliore conoscenza del fenomeno. «Con Asacusa verificheremo se i livelli energetici dell'anti-idrogeno sono i medesimi di quelli dell'idrogeno come dettato nella simmetria Cpt - continua - se così non fosse andranno riviste molte leggi della fisica».
 
L’occasione dell’incontro con il professore è opportuna per avere qualche informazione sulla vita all’interno del Cern di Ginevra. I fisici non percepiscono premi per i risultati conseguiti. «Mettiamo passione e competenze al servizio della ricerca - continua Venturelli-; per 8 ore al giorno si fanno esperimenti sugli acceleratori ed altrettante se ne vanno per la verifica dei dati e la pianificazione». Vitto e alloggio sono gratuiti.
 
«Abbiamo a disposizione un ostello interno con biblioteche, attrezzature e una mensa». Unico ostacolo: la lingua. «Il personale del Cern parla esclusivamente francese - conclude sorridendo -, sono dovuto tornare sui libri per studiare almeno le frasi più comuni».
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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