Economia

Lotta dura ai cinghiali: continua la prevenzione

L'alto numero degli ungulati preoccupa alla luce della massima allerta per la diffusione della peste suina
Lotta ai cinghiali - © www.giornaledibrescia.it
Lotta ai cinghiali - © www.giornaledibrescia.it
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Lotta dura contro i cinghiali. «Dobbiamo ridurli per tutelare l'agricoltura ed evitare rischi per l'incolumità dei cittadini. Oggi la densità dei cinghiali in alcune zone d'Italia è almeno 5 volte superiore rispetto alla sopportabilità dell'ecosistema».

È questa la dichiarazione del Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, con delega alla peste suina. E, se in Liguria e Piemonte le misure sono in dirittura d'arrivo, si spera che anche a Roma - dove sono stati riscontrati gli ultimi casi di cinghiali infetti da Psa - si attuino. Di sicuro la Lombardia è un passo avanti. Contro l'assedio dei cinghiali nelle campagne lombarde entrano in azione le prime sentinelle delegate dagli agricoltori. L'azienda agricola Leonardo a Sale Marasino è stata la prima autorizzata a incaricare due operatori abilitati per il controllo degli ungulati sui terreni di sua proprietà.

Questa opportunità insieme alla caccia in braccata e alla caccia in selezione, darà un aiuto concreto a salvaguardare i terreni e le relative colture. La nuova delibera regionale consente infatti agli agricoltori che subiscono danni alle coltivazioni causati dai cinghiali di presentare ai competenti corpi di polizia una richiesta di autorizzazione per due operatori abilitati e di fiducia per il controllo selettivo degli ungulati sui propri terreni.

«Si tratta di un passo avanti importante - afferma Valter Giacomelli presidente di Coldiretti Brescia - che arriva in un momento in cui è massima l'allerta per la diffusione della peste suina, questo virus rappresenta infatti una grave minaccia per gli allevamenti e il rischio dell'espandersi del contagio dentro alle stalle rappresenterebbe un danno gravissimo soprattutto in provincia di Brescia dove è allevato il 15% dei maiali italiani per un totale di 1milione e trecentomila capi».

Senza contare il rischio dell'adozione di misure restrittive dell'import di carni suine da parte dei Paesi Terzi, con danni economici pesantissimi alla filiera (1,6mld il valore dell'export), pregiudicando la qualità del marchio Made in Italy nel mondo.

Occorre fare presto perché il temuto blocco dei mercati esteri di prosciutti e carni suine italiane nel caso della diffusione della Psa in Italia è già realtà perché per esempio la Cina ed il Giappone hanno disposto il blocco all'import di qualsiasi prodotto suinicolo proveniente dal nostro Paese. Malgrado sussista un principio di regionalizzazione, molti Paesi non lo accettano e tendono a evitare le transazioni commerciale finché la situazione non sia chiarita.

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