Legge sugli appalti: a rischio 350mila lavoratori lombardi
Il nuovo disegno di legge sugli appalti già approvato dal Senato, e ieri discusso alla Camera, potrebbe essere per i 350.000 lavoratori lombardi delle mense, dei musei, del settore delle pulizie e della sicurezza (guardie giurate), un passo verso la precarietà.
La denuncia arriva dalle organizzazioni sindacali provinciali e regionali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uil trasporti Lombardia, che ieri hanno organizzato dieci presidi di protesta davanti alle prefetture di Brescia, Milano, Bergamo, Mantova, Monza, Varese, Como, Lecco, Lodi e Pavia.
Nella nostra città la delegazione composta da Giuseppe Leone, Paolo Tempini, Roberto Maestrelli e Alberto Gasparini - dopo aver manifestato per due ore davanti al Broletto al fianco di un gruppo di operatori dei servizi - è stata ricevuta a fine mattinata dal prefetto di Brescia città Maria Rosaria Laganà, coinvolta come primo rappresentante del governo centrale sul territorio di Brescia. Cosa potrebbe succedere ai meccanismi che regolano l’occupazione degli operatori dei servizi di pulizia, delle mense e della sicurezza privata? «Donne e uomini che fanno lavori usuranti con stipendi che quasi mai superano i 1.100 euro lordi per un tempo pieno, e già vittime di continui tagli d’orario», evidenziano dal sindacato.
«Il testo del nuovo Ddl, inserito nel più ampio discorso del Decreto legge Semplificazioni, intende eliminare l’obbligo di inserimento della clausola sociale nei bandi di gara degli appalti ad alta intensità di manodopera - spiegano a una voce sola Maestrelli, Leone, Tempini e Gasparini - che oggi salvaguarda la stabilità e la continuità occupazionale al personale impiegato.
La clausola sociale è prevista dall’articolo 50 del Codice dei contratti pubblici. L’intenzione, che si vuol far passare come semplificazione ma di fatto complicherebbe la vita a circa 1 milione di donne e uomini in tutta Italia, è di renderla facoltativa. Vi lasciamo immaginare le ricadute che questa scelta politica potrebbe avere per centinaia di migliaia di operai in posizioni “deboli” ma essenziali per il Paese, che lavorano per il corretto funzionamento di ospedali, strutture socio-sanitarie, scuole, palestre, ministeri e uffici pubblici. Significherebbe - continuano i sindacalisti - che ad ogni cambio appalto non avrebbero più nemmeno la garanzia di mantenere il loro posto di lavoro e il loro reddito, rischiando continuamente di essere lasciati a casa».
Le segreteria sindacali regionali hanno coinvolto con la protesta anche tutti i parlamentari e i senatori lombardi. La richiesta? Che il nuovo Ddl venga stoppato alla Camera e che l’obbligo della clausola sociale nei bandi di gara sia ripristinato.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato